<Mia madre mi ha fatto crescere a piadina, cappelletti e tagliatelle, tutti cucinati secondo la tradizione romagnola. Quando ero piccola, mi spiegava che la Romagna è una terra che sorride, gioviale anche a tavola, con i suoi piatti contadini e marinari, i suoi vini allegri e giovani. Il suo sogno era quello di aprire un ristorante e fare le ricette di famiglia. Un luogo dell’anima, come lo chiamava lei. Purtroppo per lei è rimasto solo un sogno. Ma non è detto che non lo faccia io….>.
L’amarcord ce l’ha nel sangue Francesca Fabbri Fellini che dello zio Federico, il grande regista romagnolo, autore di film memorabili e premio Oscar, ha preso la vena poetica del racconto. Il racconto del tempo che fu di sua madre Maddalena, provetta cuoca, e dello zio Federico che, quando poteva, lasciava Roma e faceva un salto nella sua Rimini per gustare gli speciali manicaretti di famiglia preparati appositamente per “Federicone, come continua a chiamarlo Francesca.
<Tutti noi sappiamo quanto il cibo sia importante nell’immaginario cinematografico Felliniano – ha detto l’autrice –. Ebbene, in questo volume è possibile scoprire ricetta dopo ricetta tutti i segreti della sua cucina, persino dei suoi riti>. Riti che, come ha soggiunto Pulini, fanno della cucina territoriale una normativa aperta alle mille variazioni e interpretazioni che ogni cuoco-a, ciascuno di noi è capace di dare al piatto. Un principio che in Romagna è dimostrato dalla cultura della piadina, sacra per tutti ma diversa da città a città, da paese a paese, da casa a casa.