Sono quasi cinque milioni e mezzo gli italiani che quest’anno rischiano di non andare in vacanze. E per la maggior parte di essi, la causa è la mancanza di redditi sufficienti a disposizione. Per l’industria del turismo si prospetta una perdita dei ricavi lordi di 2,7 miliardi di euro, con tagli all’occupazione stagionale fino a 300mila addetti.
Non è un bel quadro quello che emerge dall’ultima indagine demoscopica della Trademark Italia, l’agenzia specializzata in ricerche di mercato nel settore del tempo libero, che tra arrivi e presenze quantifica per l’estate 2013, in Italia, un taglio del 7 per cento, rispetto all’anno prima. Si tratta del quarto calo consecutivo. Segno che la rinuncia alle vacanze è una scelta fortemente condizionata dalla crisi economica che l’Italia (e non solo) accusa da un lustro abbondante.
Dall’indagine emerge che quest’anno solo un esiguo numero di persone – il 22% – ha già deciso dove andare e quando andare in vacanza. A fronte c’è la maggioranza degli italiani – il 54,5% – che nega la necessità (per sé e per gli altri) di un periodo di riposo, mentre il restante 23,5% del campione, pur prevedendo di fare una vacanza, non ha ancora deciso dove andare e quando partire.
La sintesi è che ci troviamo di fronte a un’Italia <avvitata su se stessa, diffidente, decisa a risparmiare, a ridurre i budget di spesa, a contrarre le giornate di vacanza e tagliare lo shopping turistico>. Una condizione di grandissima difficoltà, dunque, che si traduce non solo nella rinuncia di milioni di persone ad andare in vacanza, ma anche nella perdita di fatturato per le imprese della filiera. Il che fa presagire un ulteriore taglio, pesante, sul numero degli occupati stagionali. Un taglio che gli analisti di Tmi quantificano in 250/300 mila unità.