Cantine Ermes e il filo rosso che unisce Gibellina al Prosecco facendone un caso di crescita economica e culturale

gibellina-il-cretto-di-alberto-burri-2A Gibellina quella notte c’era la neve. Era caduta il giorno prima e non tutti i seimila abitanti ricordavano quanti anni fossero passati dall’ultima nevicata. Per tanti giovani, invece, era la prima volta e purtroppo non avevano tempo per gioire, come avrebbero fatto al loro posto tutti i giovani del mondo.
Quella notte, alle 2,33 del 15 gennaio 1968 la terra tremò in tutta la valle del Belìce, fiumiciattolo quasi sempre asciutto che dall’alto di Corleone, San Giovanni Jato, Salaparuta scende verso Partanna e Castelvetrano, prima di arrivare alla foce, nel mare di Selinunte. Migliaia le vittime, con morti e feriti e danni ingenti a cose e case che, decenni dopo e un fiume di polemiche, sorgeranno a una decina di chilometri di distanza, in quella che oggi è Gibellina nuova.
È qui, nei pressi di questo nuovo contesto urbano antisismico tuttora alla ricerca di una propria anima, dove tutt’intorno la natura regala paesaggi bucolici e l’alternativa all’agricoltura resta l’agricoltura, che ha messo radici la cooperativa Cantine Ermes di Santa Ninfa: realtà vitivinicola la cui storia racconta di un’attività che già al suo nascere, nel 1998, sapeva di aperta sfida a un vecchio modello d’impresa che oggi non s’addice più alla Sicilia. E men che meno fuori di essa.
Una sfida imprenditoriale che in soli quattro lustri ha visto Cantine Ermes conseguire posizioni di netta leadership non solo a livello regionale. Forte di 10.600 ettari di vigneti, 2.350 soci conferitori di uve trasformate in otto stabilimenti di pigiatura e cantine di affinamento, per un totale di 10 milioni e passa tra bottiglie e brik di vino esitato a marchio proprio, ma anche brand più ricercati come Tenute Orestiadi destinati alla rete horeca e all’export in oltre 25 Paesi.
cantine-ermes-di-maria-rosario-ingE poiché il meglio è sempre dietro l’angolo, ecco che è lo stesso presidente della cooperativa Rosario Di Maria (foto accanto) a dare indicazioni sulle nuove sfide che attendono di essere cavalcate. Sfide che egli non esita a definire “necessarie se si vuole restare protagonisti in un settore dinamico come quello del vino, dove le opportunità bisogna andarle a cercare. Esattamente quello che stiamo facendo e che ci vedono impegnati come produttori di uve e di vini anche fuori dalla nostra regione”.
I riferimenti non mancano. Per certo si riferisce allo sbarco nel Veneto, dove Cantine Ermes da un paio d’anni s’è assunta l’onere di organizzare e coordinare l’attività produttiva di alcune centinaia di piccoli vignaioli di uve Glera a Mansuè, nel Trevigiano, divenendo attivo fornitore di mosti e vini base di imbottigliatori di Prosecco, con un ritorno economico decisamente più vantaggioso rispetto a quando gli stessi vignaioli operavano singolarmente. Un investimento coraggioso che si è rivelato assai proficuo per la stessa cooperativa siciliana che così facendo ha di fatto raddoppiato il proprio giro d’affari. Tanto da chiudere il bilancio 2017-2018 con 81milioni di euro di ricavi, in crescita del 30% sull’esercizio precedente. E utili raddoppiati a 1,5 milioni di euro.
Non meno ricca di valori si sta rivelando la scelta di aprire a un’agricoltura biologica e sostenibile che, nel caso specifico di Cantine Ermes si traduce in pratiche colturali limitate “all’utilizzo del sovescio al posto del concime e all’uso di zolfo e rame in sostituzione dei fitofarmaci e prodotti di sintesi”. Interventi che coinvolge oltre un terzo dei soci conferitori e mirati, da un lato, a salvaguardare il sano equilibrio ambientale dei territori di produzione e, dall’altro, a elevare gli standard qualitativi dei vini ottenuti e ampiamente premiati da giurie internazionali. Con in più il vantaggio non di poco conto di essere assai competitivi rispetto alla concorrenza.
ludovico-alvaro-cantina-ellasCerto, Cantine Ermes ne ha fatta di strada dal 1998, ma questa narrazione sarebbe incompleta se ci si fermasse a quell’anno. Perché la vera storia della cooperativa comincia molto prima, proprio con il tragico terremoto e anche per merito di Ludovico Corrao (nella foto accanto) che, da avvocato, difese Franca Viola, la prima donna italiana rapita e violentata a metà degli anni ’60 che disse no al matrimonio riparatore propostole dal fidanzato mascalzone. Un fatto inaudito per l’epoca, che contribuì a cancellare per sempre il delitto d’onore dal codice penale italiano.
Quello stesso Corrao che, da sindaco di Gibellina e politico capace di dialogare con tutto l’arco costituzionale, si prodigò per la Fondazione Orestiadi chiamando gente di cultura, scrittori e artisti come Burri e Paladino e molti altri che con opere ed eventi hanno fatto della Valle del Belìce luogo d’arte e di cultura come pochi altri al mondo.
Ed è stato ancor a proprio lui, Ludovico Corrao, l’animatore primordiale di quel manipolo di vignaioli che desiderosi di restare in quella terra martoriata, e rifiutando la proposta dell’istituzione che allora regalava il biglietto di solo andata a quanti scelsero di emigrare, misero le prime radici al primo nucleo di vignaioli che anni dopo avrebbero dato vita a Cantine di Ermes.
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Le storie di “TerraNostra”: Cantine Ermes – Tenute Orestiadi;
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