Sulla carta sono due fiere come se ne fanno a migliaia durante l’anno in Italia e nel mondo. Nei fatti però sono appuntamenti unici nel loro genere, con forti riferimenti antropologici e impatto socio-economici. Un potpourri di tematiche sensibili legate all’agroalimentare, all’ambiente, alla salvaguardia della specie animale, agli stili di vita dell’individuo.
Tutto questo perché trattasi, in un caso, di evento di recente ideazione dedicata a una bevanda forse la più diffusa e consumata al mondo qual é il caffè, con tutte le desinenze di gusto e aromi ancestrali che sprigiona nella minuscola tazzina dell’espresso made in Italy. Nell’altro caso, si tratta della più storica tra le fiere in circolazione dedicata a un soggetto speciale, a un ‘compagno’ di antichissima data dell’uomo, qual è il cavallo. Due appuntamenti che per il quadrupede é in calendario a Verona nell’ultima settimana di codesto mese, mentre il Trieste coffee festival va in scena nella città giuliana dal 29 al 5 novembre.
Il cavallo
Ecco allora FieraCavallo, la madre di tutte le fiere della città scaligera Era infatti il 1898 quando ebbe inizio, in un tutt’uno con FieraAgricola.
Ora, giunta alla sua 119° edizione, FieraCavallo continua a mantenere la vivacità di sempre, essendo peraltro la manifestazione che più di ogni altra cattura operatori e semplici visitatori di ogni età, credo, pelle e ceto sociale. Quest’anno a Verona – fanno sapere gli organizzatori – sono attesi oltre tremila esemplari di 60 razze diverse ed espositori di 25 paesi. Confermando la leadership del settore a livello mondiale.
Per certo è quella che riesce a calamitare anche il maggior numero di visitatori: oltre 160mila nell’edizione passata. Un mare di gente proveniente da ogni dove che si spiega anche per il ricco calendario di gare sportive, concorsi internazionali e spettacoli equestri che nei quattro giorni di fiera si susseguiranno a ritmo continuo da mattina a sera.
Un appuntamento che il presidente di Veronafiere Maurizio Danese definisce ‘evento in grado di rappresentare il settore nella sua globalità, promuovendone i comparti allevatoriale, sportivo, commerciale. A cui negli ultimi tempi s’è affiancato con sempre più insistenza l’equiturismo, fenomeno in crescita in tutta Europa’. Il che spiega perché l’ente scaligero è impegnato nel portare avanti programmi mirati tali da rendere l’evento sempre più attuale e attraente.
Talché il direttore generale della Fiera Giovanni Mantovani considera l’equiturismo ‘una delle principali linee di crescita del settore equestre nel suo complesso su cui vale la pena investire, in modo da aggiungere una ulteriore leva di marketing per lo sviluppo dei territori’.
Il caffè
È forse una delle poche bevande per cui non vi sono motivi etici, sociali, politici e religiosi che ne vietino il consumo. Il che aiuta a fare del caffè un alimento di origine agricolo tra i più diffusi al mondo.
Come ben noto a tutti gli italiani e non, nella Penisola è la tazzina dell’espresso a farla da padrone, bevuta appena svegli la mattina, per un break sul lavoro o a chiusura di un pasto più o meno importante. Da Bressanone a Pachino se ne consumano 5,8 chili a testa, per un totale annuo complessivo di 5,3 milioni di sacchi di caffè verde. O crudo.
Un quantitativo che colloca l’Italia al 13° gradino della classifica mondiale, davanti a Brasile, Germania, Francia, ma piuttosto lontana dai paesi di vertice capeggiato da Finlandia (12 kg a testa), quindi Norvegia (9,9), Islanda (9), Danimarca (8,7).
L’Italia però è con Stati Uniti e Germania uno dei primi tre paesi al mondo nelle importazioni di caffè verde. Ne arrivanovogni anno più di 9 milioni di sacchi da 60 chilogrammi. Anzi, negli ultimi anni le quantità sono aumentate, chiudendo il 2016 a 9,5 milioni di sacchi, pari a 570mila tonnellate e 1,3 miliardi di euro.
Protagonista nell’import, ma anche tra i maggiori torrefattori (800 imprese con 7mila addetti e 3,5 miliardi di euro di fatturato) ed esportatori di caffè in tutte le sue forme: oltre 4 milioni di sacchi equivalente verde nel 2016, con un incremento del 13% sull’anno prima. Di fatto l’Italia è principale fornitore di caffè torrefatto di Francia, Germania, Austria, Svizzera, Usa, Australia, Russia e Canada.
Forte di questo primato era scontato che la Penisola si candidasse nell’organizzare un appuntamento espositivo dedicato al caffè. È quello che hanno pensato e realizzato di fare gli intraprendenti organizzatori del Trieste coffee festival, giunto quest’anno alla quarta edizione. E subito impostosi all’attenzione del grande pubblico.
La scelta della sede si spiega con la presenza nella città Giuliana di numerose imprese e marchi di torrefazione di statura internazionale per qualità e business, ma anche per la profonda cultura caffeicola che Trieste vanta da secoli.
Cultura che il con Trieste coffee festival si intende coltivare e diffonderne il verbo organizzando, nelle giornate della manifestazione (29 ottobre-5 novembre), eventi, convegni e altre iniziative aperte al pubblico. E facendo intervenire esperti degustatori, torrefattori, storici del gusto e del costume al fine di divulgare, al pari del vino e altri prodotti gastronomici, una corretta cultura del caffè. La sola che può promuovere ulteriormente un consumo consapevole di prodotti di qualità.