<Mia madre mi ha fatto crescere a piadina, cappelletti e tagliatelle, tutti cucinati secondo la tradizione romagnola. Quando ero piccola, mi spiegava che la Romagna è una terra che sorride, gioviale anche a tavola, con i suoi piatti contadini e marinari, i suoi vini allegri e giovani. Il suo sogno era quello di aprire un ristorante e fare le ricette di famiglia. Un luogo dell’anima, come lo chiamava lei. Purtroppo per lei è rimasto solo un sogno. Ma non è detto che non lo faccia io….>.
L’amarcord ce l’ha nel sangue Francesca Fabbri Fellini che dello zio Federico, il grande regista romagnolo, autore di film memorabili e premio Oscar, ha preso la vena poetica del racconto. Il racconto del tempo che fu di sua madre Maddalena, provetta cuoca, e dello zio Federico che, quando poteva, lasciava Roma e faceva un salto nella sua Rimini per gustare gli speciali manicaretti di famiglia preparati appositamente per “Federicone, come continua a chiamarlo Francesca.
A vent’anni dalla morte dell’artista (quest’estate la città di Rimini ha imbastito una serie di eventi a ricordo della sua opera), Francesca ha voluto ripescare un precedente libro di famiglia, lo ha arricchito di nuovi contenuti e, voilà, ne ha fatto il suo personale amarcord culinario, raccontando aneddoti e golosità inedite del famoso “zione” nel libro “A tavola con Fellini, ricette da Oscar della sorella Maddalena” (Rare earth publishing house, Milano), presentato ieri alla libreria Feltrinelli di Rimini insieme al pittore e assessore cittadino alla Cultura Massimo Pulini.
<Tutti noi sappiamo quanto il cibo sia importante nell’immaginario cinematografico Felliniano – ha detto l’autrice –. Ebbene, in questo volume è possibile scoprire ricetta dopo ricetta tutti i segreti della sua cucina, persino dei suoi riti>. Riti che, come ha soggiunto Pulini, fanno della cucina territoriale una normativa aperta alle mille variazioni e interpretazioni che ogni cuoco-a, ciascuno di noi è capace di dare al piatto. Un principio che in Romagna è dimostrato dalla cultura della piadina, sacra per tutti ma diversa da città a città, da paese a paese, da casa a casa.