Olio e vino per il frugale pasto di Puccini. Evo made in Italy sotto attacco. Quale ruolo per le fiere?

“… Alle cinque un pasto frugale (a base) di minestrone alla milanese, che per dire la verità è assai buono. Ne mangio tre scodelle, … un pezzetto di calcio … e un mezzo litro di vino. Dopo accendo un sigaro e me ne vado in Galleria a fare una passeggiata” … La puntuale descrizione del frugale pasto è fatta di pugno da Giacomo Puccini che, ancora studente al Conservatorio di Milano, nell’autunno del 1880 scrive alla madre Albina in quel di Lucca, chiedendole di fargli avere un po’ di olio “nuovo”.

Che a quel tempo il condimento di uso comune sulla tavola dei milanesi, come di buona parte degli italiani, non fosse quello ottenuto da olive appena frante, lo si intuisce dal prosieguo di quella corrispondenza che traggo da un breve saggio – L’olio di Giacomo Puccini giovane” – messo in rete da Metamorfosi editore in occasione dei 100 anni dalla morte (30 novembre 1924) dell’autore di liriche memorabili come Tosca, Madame Butterfly, ‎Turandot, ‎La bohème, Manon Lescaut …

Cara mamma – scrive con riverenza e quasi scusandosi il nostro – avrei bisogno di una cosa, ma ho paura a dirgliela, perché capisco anch’io Lei non può spendere. Ma … siccome ho una gran voglia di fagioli (anzi un giorno me li fecero, ma non li potei mangiare a cagione dell’olio che qui è di sezamo o di lino!) dunque dicevo … avrei bisogno di un po’ d’olio, ma di quello nuovo. La pregherei di mandarmene un popoino. Basta poco, l’ho promesso di farlo assaggiare anche a quelli di casa …”

È convinzione dei cultori dell’epopea pucciniana che quell’olio, la mamma Albina glielo fece puntualmente recapitare; e Puccini ne fece buon uso, proponendolo anche ai suoi più cari amici di osteria. Gesto generoso il suo, da – diremmo oggi -provetto promoter  di un alimento per sua natura salutare, alla base della Dieta mediterranea universalmente accettata, nonché patrimonio immateriale Unesco.

Nei fatti, punti di forza del buon olio extravergine d’oliva (Evo) e vanto dei territori di produzione che i responsabili del marketing cavalcano per dare efficacia a campagne promozionali ad hoc. Ma anche strumento finalizzato per conseguire equilibri mercantili, dove, a domanda e offerta, se ne aggiunge un terzo: la capacità dei contraenti di far pesare il proprio ruolo di protagonista del settore. Fattore che l’Italia ha avuto e gestito alacremente in passato, almeno fino a quando ha mantenuto la posizione di maggior produttore, maggior consumatore e maggior esportatore di olio di oliva al mondo. Primati che a partire dalla metà degli anni Ottanta del secolo scorso hanno preso altre direzioni.

È accaduto in concomitanza dell’ingresso della Penisola Iberica nell’Unione europea, e alla necessità della stessa Unione di riformare la Politica agricola comunitaria (Pac). Uno dei tanti momenti topici nella costruzione Comunitaria che, nell’occasione, diedero lo spunto a Madrid di fare grandi investimenti nel settore agricolo, sfruttando al massimo e con rigore le risorse messe a disposizione dalla Ue.

La leadership della Spagna

Il risultato è documentato dalla profonda riconversione della filiera agronomica spagnola in generale che, nel caso dell’olio di oliva, ha permesso di conquistare la leadership produttiva e migliorare il livello qualitativo dell’offerta, prima ampiamente lampante. Un passaggio di consegne che ha visto la Spagna prevalere grazie alla conformazione geologica del proprio territorio più agevole alla meccanizzazione delle colture e, soprattutto, con il concreto utilizzo delle risorse comunitarie. Che pure altri partner olivicoli della Ue potevano disporre ma che, per stare all’Italia, non è riuscita a fare fino in fondo, tanto da doverne in parte restituire a Bruxelles.

Rimestare nella sacca dei ricordi ha poco senso, anche se è cosa saggia non dimenticare ciò che è stato o non è stato fatto in passato. Per certo vi sono altri problemi ben più urgenti da affrontare. Questioni sulla bocca di tutti come siccità, alluvioni, inondazioni, smottamenti … Come dire di fenomeni che sono un tutt’uno con i cambiamenti climatici in atto che mettono a repentaglio una moltitudine di ambienti e territori, con danni a persone e cose e conseguenze che si riverberano inevitabilmente sul mercato. Alla stessa stregua di quanto accade con il depauperamento del patrimonio produttivo causato dallo spopolamento delle campagne, quand’anche attaccato dalla micidiale Xilella fastidiosa, il batterio d’importazione che da una manciata di anni sta letteralmente mietendo le ulivete secolari del Salento, in Puglia.

Tutto questo non può non condizionare anche gli equilibri mercantili dei prodotti, perciò anche dei valori delle bottiglie di olio a scaffale, con le impennate repentine dei prezzi già visti in questi ultimi anni. Con effetti pesanti sulla borsa della spesa delle famiglie, talché ne conseguono spostamenti della domanda da prodotti di qualità a proposte alternative più a buon mercato. Lo suggeriscono i dati di una recente ricerca di mercato condotto dallo studio demoscopico Piepoli tra i consumatori di olio Evo. Alla domanda di come hanno reagito di fronte a importanti aumenti di prezzo delle bottiglie, il 45% degli intervistati ha dichiarato di aver rinunciato all’acquisto di olio Evo, scegliendo in parte olio di oliva da utilizzare per condire insalate e piatti a crudo e, per l’altra parte, acquistando oli di semi da usare per la cottura.

Prezzi sulle montagne russe, ma anche frodi in commercio: quelle rilevate nei paesi della Ue nei primi tre mesi 2024 sono state – per dirla con i freddi numeri riportati dal foglio britannico “The Guardian” – ben 182 infrazioni. Di queste 54 relative a confezioni di oli dichiarati come italiani, 41 spagnoli, 39 greci, per citare i paesi produttori più esposti. Un problema che minaccia nome e immagine della produzione olearia made in Italy per l’alta considerazione che ne hanno i consumatori a livello mondiale. Immagine e buon nome che costituiscono la base di diversi eventi e collettive pubblici che nell’arco dell’anno promuovono la filiera olearia in quanto tale, coinvolgendo altri settori di attività collaterali e funzionali con la filiera olearia. A cui dal prossimo 2025 vanno ad aggiungersi tre nuove iniziative già in rampa di lancio promosse da enti fieristici di gran nome. Bari, Genova, Verona.

Olio e nuove fiere made in Italy

Ad aprire le danze (30 gennaio – 1 febbraio 2025) sarà Evolio Expo di Fiera del Levante a Bari, la nuova vetrina dell’olio di oliva in calendario nel capoluogo pugliese che si propone quale punto di incontro e discussione tra produttori di olio Evo e bayer di catene Gdo nazionali ed esteri. Una opportunità per la Puglia che, in quanto maggior produttore di extravergine di oliva made in Italy, dispone di un retroterra storico, turistico, culturale e capacità economica di estremo interesse per l’intero Paese e oltre.

Una prima volta sarà anche per Genova, Liguria, altra regione riccamente vocata alla coltura olivicola e olearia. Qui l’evento espositivo in programma ai Magazzini del Cotone (27 febbraio -1 marzo) nasce da una sorta di joint venture tra l’ente fiera e Luigi Caricato, editore di Off – Olio Officina Festival che da anni promuove un proprio evento a Milano. Il 2025 sarà evidentemente la volta di Genova. Un’idea che potrebbe diventare itinerante? Gli interessati non si pronunciano.

Finisce Genova e si apre Verona. Un solo giorno per respirare ed ecco che dal 2 al 3 marzo toccherà alla città scaligera mettere in scena Sol2Expo, nuovo salone che nasce sulle ceneri del pluridecennale Sol, fino alla passata edizione inglobato in VinItaly. Le premesse degli organizzatori suggeriscono più incisività e attenzione alle problematiche mercantili dell’olio di oliva, dei sottoprodotti, del wellness, della cosmesi. (foto qui sotto, un momento di educazione alla conoscenza dell’extravergine d’oliva al recente Frantoi aperti in Umbria)

Tre eventi made in Italy che nella loro diversità aspirano ad avere giustamente una propria visibilità commerciale.  Ma non pensati per essere competitivi a quanto accade in Spagna, dove la fiera professionale si chiama Esposizione mondiale Olio di oliva: è in programma a Madrid l’11 e 12 marzo 2025, vi partecipano un numero impressionante di espositori di ogni dimensione provenienti da una moltitudine di paesi e, a quanto pare, con spazi disponibili esauriti.

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Le analisi di “TerraNostra”: Olio di Oliva

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