(ndb) Le tragiche notizie che arrivano dall’Est europeo non fanno parte di miserevoli fiction televisive date in pasto a un pubblico sempre più condizionato. La Russia che invade un paese sovrano come l’Ucraina purtroppo non è un gesto di pace, come intende l’autocrate di Mosca.
È un atto cinico e spietato, che preoccupa e allarma il mondo intero. E un atto di guerra che colpisce indistintamente gli ucraini, fa male agli stessi russi e molti altri popoli, peraltro tutti già duramente provati da due anni esatti di pandemia sanitaria da Covid-19. Notizie che proprio avremmo voluto non sentire, non vedere e men che meno raccontare.
Una regola non scritta e purtroppo praticata dai media di tutto il mondo ci ricorda che le brutte notizie scacciano quelle buone. Che però ci sono, si praticano e si autoalimentano quale segno tangibile di una umanità che, come l’araba fenice, ha la forza di risorgere dopo ogni caduta e bruttura. Rinascita che si alimenta di idee fresche e sincere delle giovani generazioni protagoniste di azioni e processi dai risvolti positivi. Fatti poco narrati, eppure fortemente coinvolgenti e ricadute utili alla formazione e alla cultura delle persone.
La “notizia positiva” in cui mi sono imbattuto così per caso, e che riprendo qui su “TerraNostra”, è il progetto che anima i ragazzi della scuola primaria e media italiana partecipanti a “la Scatola della Positività”, ovvero “il Tg delle buone notizie”. Iniziativa lodevole che si propone di coinvolgere bambini e ragazzi ad “allenare la positività, notando ciò che di bello accade nel mondo e non viene raccontato”. (https://.www.associazionetbs.org/.tg-delle-buone-notizie).
Nei fatti, i giovanissimi canditati che vi partecipano singolarmente o in gruppi, vengono spronati dai propri insegnanti e docenti a scrivere e depositare quotidianamente in una scatola i racconti di vicende, appunto positive, attinte in ambito locale o dove meglio credono. Ogni fine settimana la scatola viene aperta in classe, si estraggono gli elaborati che vengono letti e discussi collettivamente e i più originali premiati con un semplice applauso.
La “notizia positiva” meritevole di attenzione in questi giorni tragici per il mondo è stata scritta il 19 febbraio a quattro mani da una coppia di ragazzi undicenni, con supervisione della prof di Lettere Caterina Porcelli, della classe 1^ C, Scuola Rocca-Bovio-Palumbo di Trani. Riguarda appunto il rinato Trabucco di Colonna costruito da un’azienda locale e donata al Comune di Trani.
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di Silvio Pisarra e Diana Scaringella
Bongiorno, siamo Silvio Pisarra e Diana Scaringella della classe prima C della scuola Rocca Bovio Palumbo a indirizzo musicale di Trani. La notizia che abbiamo scelto di raccontarvi è questa.
Nell’estate appena trascorsa, sono stati completati i lavori di rifacimento dell’antica macchina da pesca, denominata Trabucco, che torna al suo posto dopo 70 anni. Torna a splendere sulla costa tranese, in zona Monastero di Colonna, nello stesso luogo dove settanta anni fa era stata dismessa perché inutilizzata.
L’idea della società “Tiche” ha trovato entusiasti il Sindaco Bottaro e il dipartimento Turismo della Regione Puglia, che hanno approvato e incoraggiato il progetto. (…)
Ci sono volute sei settimane di duro lavoro da parte di veri e propri maestri dei Trabucchi del Consorzio Agroforestale Peschiciano Biase-Fasanella, guidati dal progettista, arch. Francesco Giordano, per realizzare un’autentica meraviglia. Si tratta del Trabucco più a Sud d’Italia, dopo quelli abruzzesi, molisani, del Gargano e della vicina Barletta. E’ un vero e proprio gioiellino che regalerà ulteriore bellezza alla baia di Colonna (…) rivalutando una tradizione storica e popolare pugliese.
I ragazzi della 1^ C raccontano l’impresa
I trabucchi, infatti, sono complesse e incantevoli macchine da pesca, costruite in legno d’Aleppo, risalenti al XVII secolo, e utilizzate anticamente come protezione dai pirati e dalle tempeste.
Per avere maggiori informazioni sulla buona notizia di cui abbiamo deciso di parlarvi, abbiamo pensato di intervistare Francesco Fisfola, uno dei soci della società che ha provveduto alla realizzazione del Trabucco di Colonna. Francesco è stato molto gentile e disponibile e ha risposto a tutte le nostre domande.
Buonasera Francesco, come vi è venuta in mente l’idea di ricostruire il trabucco?
Ciao ragazzi, (…) e posso dirvi che (…) abbiamo deciso di ricostruire lo stesso tipo di struttura già presente fino a a 60 anni fa in quello stesso punto del litorale tranese. È stata un’operazione di riqualificazione di quel tratto di costa, ove sono situate le nostre attività ricettive ed abbiamo poi deciso di donare la struttura al Comune di Trani.
Quanto tempo ci avete messo?
Due mesi pieni. Grazie ad una ditta specializzata di Peschici, zona particolarmente vocata per i trabucchi. Quello di Trani è il trabucco più a sud d’Italia.
Come ha reagito la gente quando ha saputo della ristrutturazione del trabucco?
La gente è rimasta piacevolmente meravigliata ed ha apprezzato moltissimo, tant’è che è ormai diventato meta fissa delle passeggiate dei cittadini tranesi e non solo.
Come viene attualmente utilizzato il trabucco?
Ora ha una funzione monumentale perché è inverno. Ma quando le condizioni meteorologiche torneranno ad essere buone in primavera e per tutta l’estate sarà aperto a visite in determinati orari, si potrà osservare come funziona per la pesca e si potranno organizzare piccole degustazioni.
Sono stati previsti dei dispositivi di sicurezza per evitare atti vandalici?
Sì, c’è un sistema di video sorveglianza ed un cancello che ne impedisce l’accesso anche per una questione di sicurezza pubblica. Per il resto ci affidiamo al senso di responsabilità della gente ed alla clemenza del mare.
Grazie Francesco per la tua disponibilità e complimenti per il lavoro ben fatto.
Grazie a voi ragazzi, vi aspetto al trabucco nella prossima bella stagione.
Quella dei trabucchi è una tradizione che si è persa col tempo, che solitamente, si dice, rovini le cose, ma è anche vero che spesso gli uomini le aggiustano, ed è questa la buona notizia che abbiamo inteso sintetizzare, perché con questo progetto c’è chi ha avuto il coraggio di portare nuovamente al luce una tradizione, valorizzando la Puglia e in particolare la nostra città.
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Le storie di “TerraNostra”: Il Trabucco di Colonna;
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