Hey Bro, recita lo strillo sulla maglietta dei volontari impegnati nel BrodettoFest di Fano. Un evento culinario con il quale la cittadina marchigiana dà il benvenuto all’estate, avvalendosi di un programma fatto di arte e cultura, spettacolo e gastronomia capace di calamitare visitatori e turisti da ogni dove.
Il calendario di quest’anno, poi, si avvale di un’attrazione fuori dall’ordinario qual è l’esposizione della Pala raffigurante la Madonna con Bambino di Pietro Vannucci, detto il Perugino: capolavoro assoluto del Rinascimento italiano, tornato dopo due anni di restauro nella sede museale del Tempio Malatestiano (foto).
Hey Broooo! canticchiano allegramente all’imbrunire gruppetti di giovani sui bracci del porto-canale, con i trabucchi rimessi a nuovo, in attesa di ritirare dai chioschi Pescatori e Vongolari la loro bella scodella di brodetti a base di pesce, crostacei, mitili, telline o vongole raccolti in giornata.
Hey Broooo! che la festa cominci! Annuncia la voce calda e professionale della conduttrice della gara, che commenterà in diretta le gesta ai fornelli di otto cuochi – finalisti di una precedente selezione tra centinaia di candidati da tutta Italia – sfidarsi per il titolo di miglior brodetto 2024.
Appuntamento ambìto dalla professione, il BrodettoFest. Gettonato da gastronomi e semplici amanti della buona cucina e dal palato fine, fanno di Fano caput mundi dell’arte culinaria nazionale. Di quell’antica tradizione che le famiglie si tramandano di generazione in generazione, che l’estro di ciascun cuoco reinventa continuamente nel mettere in piatto il meglio dell’offerta dei mari italiani.
Insomma, una manifestazione gioiosa resa competitiva da cuochi affermati e persino stellati, capaci di esaltare l’eccellenza culinaria made in Italy; figure di un mestiere in gran spolvero che, all’osservatore, appaiono fedeli sostenitori della pesca. Come dire di un’attività che arriva da lontano, ma dal futuro piuttosto nebuloso. Penalizzata com’è da suggestioni e gestioni economiche rese fuori controllo da costi lievitati a dismisura e conseguente caduta della domanda, tali da causare in pochi lustri l’espulsione dal circuito di intere famiglie di pescatori.
L’entità del fenomeno ha numeri drammatici. Basti dire che in Italia il settore della pesca negli ultimi dieci anni ha accusato tagli superiori al 20% in termini di flottiglia – appena12mila pescherecci in attività su circa 30mila di 50 anni fa – e del 16% in volumi di pescato, talché la quasi autosufficienza del citato secolo passato è andata a farsi benedire. Potendo ora contare a malapena su forniture di pescato domestico inferiori al 30% del totale consumato nell’arco di dodici mesi.
Chiaro il depauperamento di una realtà produttiva che, purtroppo, è destinata ad aggravarsi con l’entrata in vigore, nel 2030, dei limiti alla pesca a strascico, piuttosto diffusa lungo le coste di Penisola e isole. Un provvedimento già definito in ambito Ue che, seppur pensato per salvaguardare l’ecosistema marino, comporterà inevitabilmente contraccolpi nella parte più fragile della filiera, le piccole imbarcazioni.
Esattamente quel che teme il presidente di Confesercenti di Pesaro-Urbino, Pier Stefano Fiorelli (foto accanto) che non esita a parlare di “scomparsa forzata di generazioni di pescatori”. Per poi sottolineare di “accusare i brividi”, quando pensa che ci sono “provvedimenti regolatori comunitari che limitano quantità e dimensioni metriche delle vongole che fanno solo il gioco dei gruppi multinazionali. A scapito di piccole aziende e medie società di pescatori”.
Un quadro di difficile lettura. Che Eros Bocchini, direttore della NewCopromo, società fanese tra le più attive nella raccolta di cozze, vongole, ostriche, ha ben presente avendo già affrontato la questione della governance dell’azienda costituita, nel 1993, come cooperativa di 45 soci pescatori, e più di recente trasformata in Srl.
Oggi la NewCopromo vede 15 imprese associate con 60 dipendenti, navigli che coprono praticamente l’intera costa adriatica da Chioggia e Manfredonia e una capacità produttiva pari al 30% della produzione nazionale di mitili e fatturato sui 20 milioni di euro. Un giro d’affari per metà proveniente dall’export, in particolare verso la Spagna che fa incetta di vongole italiane. Condizione tutto sommato equilibrata, se non fosse che le prospettive congiunturali del settore “si fanno sempre più critiche – aggiunge Bocchini -, a causa di una domanda in calo e nuove insorgenze dovute all’espandersi del fenomeno granchio blu, che sta decimando le tipiche colture di molluschi dell’Adriatico”.
Un allarme ormai generalizzato che fa il paio con quello fatto proprio da Slow Food, schieratosi a fianco dei presìdi del mosciolo selvatico (mitili) e della piccola pesca di Portonovo di Ancona e Torre Guaceto (Salento) che attaccati da fenomeni malavitosi (pesca illegale) e ambientali (siccità, riscaldamento dei fondali marini), rischiano di scomparire del tutto nonostante siano colture di pesca collocate in aree di mare protette.
Con uno scenario di tal fatta e tenuto conto di quanto già visto in altri comparti di attività regionali, già oggetto di cambiamenti repentini – si pensi a noti marchi e aziende come Apc, Benelli, Berloni, Cucine Rossana, Della Rovere, Febal, Tvs pentole scomparsi o passati in mani a capitali esteri – i cittadini fanesi, e marchigiani in generale, non si perdono d’animo, impegnati come sono nel trovare idee e soluzioni che permettano loro di imbastire condizioni migliorative per il proprio futuro. Attività principe in questo senso è il turismo e tutto ciò ad esso collegato: un settore che oggi vale il 15% del Pil cittadino e che in capo a due lustri lo si vorrebbe portare a cifre ben più consistenti.
A farne parola a ‘TerraNostra’ è lo stesso assessore al Turismo Etienn Lucarelli, che non esita a tessere le lodi di paesaggi di terra e di mare di grande fascino, per buona parte preservati da scempi immobiliari compiuti in altre aree del Paese; di acque da bandiere blu tutto l’anno, di proposte culinarie dai gusti più vari e intriganti, di iniziative culturali capaci di attrarre turisti e visitatori.
Di esempi ce ne sono, come già accade da tempo con il BrodettoFest (foto accanto, intervista al regista-attore Sergio Rubini, ospite dell’evento di quest’anno); ovvero con le serate Malatestiane, con il Carnevale di Fano considerato, con Venezia, il più antico del mondo. E proprio per questo votato dalle amministrazioni comunali dei 10 carnevali più rappresentativi d’Italia (Acireale, Avola, Cento, Fano, Foiano, Melilli, Putignano, San Giovanni in Persiceto, Sciacca e Tempio Pausania) a fare da capofila nella richiesta di riconoscimento del Carnevale Italiano a Patrimonio universale immateriale Unesco.
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P.s. Per la cronaca, la giuria tecnica del BrodettoFest 2024 presieduta da Igles Corelli, cuoco con 5 stelle Michelin e da Alberto Lupini, direttore del gruppo editoriale Italia a Tavola ha decretato miglior Brodetto dell’anno la “Zuppa Ciuppin” preparato dal cuoco genovese Giuseppe Bizioli. La giuria popolare ha optato per il “Brodetto all’Anconetana” del cuoco marchigiano Daniele Tantuzzi.
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Le inchieste di “TerraNostra”: Fano e la pesca in crisi
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