Attesa in profondo rosso la vendemmia 2019 in Italia, ma vignaioli e produttori di vini non dovrebbero accusare il colpo. Anzi, la penuria di materia prima causata essenzialmente da avversità climatologiche, potrebbe innescare un riallineamento verso l’alto dei listini, il che permetterebbe di recuperare parte dei valori falcidiati dalla generosa produzione di un anno fa.
A dirlo sono le rilevazioni di fine agosto dell’Osservatorio vino – fatte per la prima volta congiuntamente da Assoenologi-Ismea-Unione Vini – che stimano la produzione vinicola 2019 prossima a 46 milioni di ettolitri, in netto calo del 16% rispetto al 2018, attestatasi a 55 milioni di ettolitri. E per di più inferiore alla media produttiva degli ultimi cinque anni.
Il calo, sottolineano all’Osservatorio, è generalizzato da capo Lilibeo al lago di Caldaro, dalle Langhe al Salento, con punta massima di -24% in Umbria, ad esclusione di Molise e Val d’Aosta invariate. E una sola regione in crescita: la Toscana, con un + 10% a 2,57 milioni di ettolitri. La regione più produttiva resta il Veneto con 11,27 milioni, seguita da Puglia (8) ed Emilia-Romagna (7,4).
Ciò detto, l’Italia manterrebbe la leadership produttiva mondiale, seguita da Francia (stima 2019: 43,4 milioni di ettolitri) e Spagna ferma a 40 milioni. Una classifica, questa, piuttosto esposta a mutazioni, con una dinamica Penisola iberica che in tre decenni ha quasi raddoppiato la sua produzione. Per contro la Francia di fatto mantiene le posizioni, mentre l’Italia l’ha dimezzata. Ergo, la Spagna punta al sorpasso, come ha già fatto tempo fa con l’olio di oliva.
Crolla la produzione, dunque, ma i listini tentano il recupero, che comunque è tutto da verificare. Quel che per ora appare scontato anche all’Osservatorio vini è che, causa l’abbondante produzione del 2018, nei mesi passati le quotazioni dei vini italiani hanno accusato una cura dimagrante, all’ingrosso, del 13% in media sulla precedente campagna. Con punte di -27% per i vini comuni, da sempre i più esposti alle dinamiche dell’offerta internazionale e alla concorrenza degli altri paesi produttori, Spagna in primo luogo.