Colpisce sapere che sempre più agricoltori in Italia adottano metodi di coltivazione non invasivi, volti a preservare qualità dei prodotti e salvaguardia dell’ambiente. Colpisce sentir dire da un imprenditore come Gaetano Marzotto, presidente del gruppo vitivinicolo Santa Margherita e interessi nell’ abbigliamento, agroalimentare, distribuzione commerciale, vetreria e altro che nell’azienda Lamole di Lamole, in Chianti classico, “la falciatura dell’erba tra i vigneti viene fatta volutamente dopo la fioritura, in modo da permettere alle api di svolgere il loro naturale lavoro di impollinazione”. (foto: da sinistra, i fratelli Luca e Gaetano Marzotto con, al centro, Ettore Nicoletto, ad di Santa Margherita)
Grazie a questi approcci produttivi ecosostenibili il risultato è, appunto, minore inquinamento atmosferico e cibi e bevande più salubri. “Fattori che i consumatori dei nostri vini apprezzano sempre più e a cui non intendono minimamente rinunciare”, ha commentato lo stesso Marzotto parlando di eventi al prossimo VinItaly, della nuova società di importazione vini Santa Margherita Usa Inc. e confermando la sponsorizzazione e partecipazione con cinque team della casa alla gara di auto storiche“MilleMiglia” Brescia-Roma-Brescia del 19-22 maggio. (Foto: Concorrente al traguardo in una delle prime gare).
Tornando al tema iniziale, sembra superfluo dire che l’approccio eco produttivo risulta una stella vincente per il gruppo vitivinicolo veneto, con sette aziende ramificate in più regioni italiane, da nord a sud. Lo dimostra il fatto che, nonostante la difficile congiuntura in essere, “il rendiconto aziendale 2015 ha registrato ancora una volta il segno più, con vendite cresciute sull’anno prima del 7% circa in valore e del 3% in volumi, attestandosi, rispettivamente, a 118,1 milioni di euro e a 19,1 milioni di bottiglie veicolate in 85 Paesi”. Con l’export che pesa per oltre il 62 per cento. Ma c’è di più.
C’è che l’anno passato non è stato solo l’estero a tirare, come accaduto negli ultimi anni, ma anche la domanda domestica è tornata a crescere con un “più che lusinghiero +7,5 per cento”. Il che “per una cantina come la nostra, fortemente radicata nei territori in cui opera, che continua a investire in loco e che fa dell’italianità il suo tratto distintivo nel mondo, è un motivo di profonda soddisfazione e grande orgoglio”, ha osservato Marzotto.
Non di meno l’estero resta lo scenario che riserva i maggiori ritorni, con Canada e area Caraibica in grande spolvero (+16,5%) e percentuali più contenute, seppure importanti in paesi come Australia, Giappone, Cina e, va da sé, un buon numero di rappresentanze della vecchia Europa: Uk, Germania e Svizzera in testa. Per non dire degli Stati Uniti, dove Santa Margherita è premium brand e vende vini per quasi 50 milioni di euro di fatturato (+5%).
Numeri importanti, dunque, che hanno spinto la proprietà a costituire una propria società di importazione (Santa Margherita Usa Inc.) con sede a Miami. Alla controllata americana, operativa dall’inizio di quest’anno, “è stata affidata – sottolinea l’ad del gruppo Ettore Nicoletto – la gestione diretta della distribuzione in Usa dei vini di tutte le nostre tenute, vale a dire Santa Margherita, Torresella, Kettmeir, Cà del Bosco, Lamole di Lamole, Vistarenni, Sassoregale, Terrelìade. Iniziativa che ha comportato investimenti per oltre 14 milioni di euro e costituisce uno degli interventi diretti più significativi del comparto vinicolo italiano, in quello che è il primo mercato di vendita di vini al mondo”.