Si parlerà della micidiale Xilella e di ulivi Ogm, di politica agricola e piani olivicoli mancati o in divenire, di agromafia e e Dna dell’olio, si faranno assaggi e degustazioni, di cucina regionale, tipica e stellata, si presenteranno libri e spettacoli. Insomma, tutto ciò che fa cultura e informazione in nome dell’olio di oliva e sue desinenze. A cominciare da sua maestà l’extravergine, vanto del made in Italy e anche per questo flagellata dall’italian sounding.
C’è questo e molto altro nel programma di Olio Officina Festival, l’happening che per tre giorni (da oggi a sabato 23) calamiterà a Milano (Palazzo delle Stelline, Corso Magenta, 61) l’attenzione di produttori, cultori materiali, teorici del gusto e comuni estimatori di un prodotto che è alla base della dieta mediterranea, di cui la tavola made in Italy è principale interprete.
Giunto alla quinta edizione, l’appuntamento di quest’anno ha per tema “l’avanguadia e l’olio del futuro” che, come sostiene l’ideatore e regista dell’evento, il giornalista e scrittore Luigi Caricato, fa parte di un <progetto culturale di confronto con cui si intende riformulare l’abituale approccio ai grassi e, più in generale, ai condimenti in cucina… attraverso la cultura e percorsi innovativi>.
Quella stessa cultura a volte negata da messaggi di dubbia fattura che il presidente del Consorzio di oliva extravergine di qualità (Ceq), Elia Fiorillo, chiama in causa in una lettera-denuncia al ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina. Il riferimento è al servizio televisivo della Cbs trasmesso nei giorni di inizio anno negli States in cui si associano “eccellenze alimentari italiane”, come l’olio di oliva, a stereotipi di un costume mafioso che screditano l’offerta tricolore, “a vantaggio di prodotti similari ma di altre origini, in primis americane”.
Il presidente del Clibero.iteq, nella lettera si dice meravigliato del fatto compiuto a danno dell’Italia e “nel silenzio incomprensibile delle istituzioni”. Lasciando poi intendere che se a subire un simile affronto fossero stati i produttori americani, di certo l’Amministrazione Usa non sarebbe rimasta con le mani in mano.
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