2015 con il vento in poppa per il vino italiano negli Stati Uniti d’America. Nei dodici mesi appena trascorsi il totale export ha consolidato i traguardi assoluti precedenti, con dati complessivi stimati in 2,5 milioni di ettolitri e 1,3 miliardi di dollari. Con l’aggiunta di spumanti e vini liquorosi la performance sale, rispettivamente, a 3 milioni di ettolitri e 1,5 miliardi di dollari.
Tutto questo in un anno in cui la domanda yankee ha influenzato la crescita delle importazioni nel primo semestre, cui è seguito un secondo semestre piuttosto debole. Cosa che ha comportato un taglio nelle importazioni finali per la quasi totalità dei paesi esportatori, diretti competitori dell’Italia.
Ciò ha permesso all’export tricolore di conseguire – secondo quanto stimato dall’Italian wine & food institute di New York – due traguardi: un prezzo medio in lieve miglioramento a 5,2 dollari litro (solo la Francia ha fatto meglio con 10 dollari/litro, grazie allo Champagne; l’Australia, secondo maggiore esportatore, è rimasta sotto i 3,3 dollari) e l’incidenza sul totale import Usa salito in quantità e valore ben oltre il 30 per cento.
Di più. Il presidente dell’Istituto Lucio Caputo ritiene che i 2,5 milioni di ettolitri costituiscono di per sé un nuovo picco assoluto per l’export enologico made in Italy imbottigliato verso un unico paese acquirente. Un dato a cui va appunto sommato l’export di spumanti e vini liquorosi, stimati in circa mezzo milione di ettolitri e 200 milioni di dollari.