Vini di montagna che sanno di mare, la Liguria cerca il rilancio e apre al ConsorzioTrento Doc

Sestri Levante 1Può sembrare una provocazione, ma non lo è: in Italia c’è ancora parecchio da fare per imparare a promuovere con profitto il vino, evitando messaggi stralunati, perdite di tempo e beghe di campanile. Parlo di un deficit che in tanti conoscono l’esistenza, tanti altri dimostrano di non saperlo e altri ancora si adoperano affinché il gap venga in qualche modo colmato. Ora, quale che sia la risposta corretta è un esercizio che lascio al buon senso di ciascun interlocutore. Per quanto mi riguarda sono dell’avviso che la miglior risposta, non l’unica, sia il mercato a darla.

Sono reduce dalla prima edizione di “Mare & Mosto” tenutasi due giorni fa nell’antico complesso Domenicano dell’Annunziata, ora centro congressi, affacciato sulla “baia del silenzio” di Sestri Levante (foto accanto). Un paesaggio da cartolina che si snoda per chilometri fino al promontorio di Portofino.

All’evento, promosso dall’Associazione Sommelier Liguria, Comune e SestriLevanteIn vi hanno partecipato con le loro offerte in degustazione un centinaio tra produttori e imbottigliatori regionali, una rappresentanza di aziende dell’artigianato alimentare locale, nonché una folta delegazione di aziende trentine associate al Consorzio Trento Doc, quale ospite d’onore. Oltre un migliaio i visitatori a pagamento, in un periodo in cui la stagione è ancora incerta e un temporale indicibile della vigilia che ha fatto temere il peggio non solo sull’evento atteso.

Un falso allarme, poiché nelle due giornate successive, quelle della mostra, il bel tempo ha avuto la meglio su tutto, facendo tornare il sorriso anche al giovane presidente di Ais Liguria, Alex Molinari, che a questa manifestazione ci stava lavorando da tempo. Da quando ha smesso di funzionare una precedente iniziativa assai più locale, che però il tempo ha mandato in soffitta per incomprensioni di campanile e carenza di adesioni; lasciando la regione priva di un evento che facesse parlare con una sol voce il vino di Liguria.

Sestri Levante 2Un progetto che gli operatori presenti considerano alla portata di “Mare & Mosto”, nonostante gli scarsi mezzi a disposizione. Problema che si può affrontare allargando la partecipazione dei sostenitori, aprendo così le porte alla politica dello Sviluppo Rurale. Strategia a cui si sta già lavorando e che trova conferma nell’ammissione di Molinari di avere contatti in corso con la Camera di Commercio di Genova e con altri enti locali (foto accanto: la Baia delle favole vista da Sestri a punta Portofino).

Nel frattempo la strategia degli organizzatori apre a nuove opportunità e alleanze fuori regione da cui attingere esperienza, in cambio di spazi che permettono ai partner di avere approcci privilegiati con un potenziale bacino di consumo.  In questo ambito rientra il coinvolgimento, quale ospite d’onore, del Consorzio del Trento Doc che in questa prima edizione di “Mare & Mosto”, ha dato sfoggio delle proprie capacità produttive, facendosi anche interprete di una degustazione di vino spumante classico trentino che ha intrigato molto il numeroso pubblico intervenuto.

La vite e il vino in Liguria

OLYMPUS DIGITAL CAMERAColtivare uva in Liguria non è per nulla facile. Non che altrove lo sia, ma in questa regione stretta tra mare e montagne, fare vino è davvero un’impresa estrema. Fatta cioè in condizioni territoriali altamente disagevoli, con vigneti di poche are e per giunta a forma di terrazzamenti che si inerpicano fino a 7-800 metri, dove solo la manualità e caparbietà del produttore, nonché il suo attaccamento alla terra ne giustifica la coltivazione. Concetto che ben si sposa con l’altra tipica coltura locale dell’olivo e del suo delicatissimo olio extravergine.

È un fatto che la vitivinicoltura ligure, dal lembo estremo di Levante al suo opposto di Ponente, conta su non più di 2mila ettari (nella graduatoria nazionale, solo la Valle d’Aosta ne ha meno), con una capacità produttiva che raramente arriva a 1,8 milioni di bottiglie. Il che, da un punto di vista propriamente mercantile non dovrebbe avere problemi di allocazione, tenuto conto che al consueto consumo locale si somma la domanda di turisti che durante tutto l’anno affluiscono numerosi, attratti da scorci paesaggistici naturali di rara e impagabile bellezza.

Undici denominazioni protette (8 Dop e 3 Igp), a  farla da padrone sono i vini bianchi, in particolare Vermentino (foto sopra) e Pigato, per dire di proposte che un po’ tutte le aziende ligure hanno in portafoglio, sebbene i numeri siano davvero contenuti. Come modestissimi sono quelli relativi allo Sciacchetrà, vino passito dolce dal bel color d’ambra matura ottenuto da uve bianche vendemmiate a metà settembre, appassite nei fruttai e fermentate a metà dicembre, la cui notorietà scavalca Alpi e oceani, ma di cui si producono appena 10mila bottiglie (foto sotto: vigneto sulla montagna delle Cinque Terre)

Di queste 2.700 le produce l’azienda Burraco di Monterosso: 5 ettari sul fianco della montagna di proprietà di Luigi Grillo, già Senatore della Repubblica finito nella macina delle sventure politiche dell’ultimo ventennio, ora tornato a fare il commercialista con una passione smisurata per il vino. E che vino, non solo per i 35 euro più Iva che fa pagare per una bottiglia da tre quarti di litro. Insomma un grande prodotto, lo Sciacchetrà, la cui immagine merita di essere tutelata in ogni contesto, al fine di evitare decuplicazioni indesiderate.

La Burraco produce in totale 20mila bottiglie di vino ed è una delle 150 aziende vinicole iVigneto nelle CinqueTerren attività in tutta la Liguria, dove solo una raggiunge il milione di bottiglie, mentre altre tre si attestano tra 100 e 130mila pezzi e tutte le altre si spartiscono il rimanente. Segno tangibile di un’offerta molo frammentata e di vignaioli che non tradiscono il cliché che li vuole gelosi delle proprie peculiarità. Questo spiega perché in una realtà così limitativa, vi siano produttori che non danno troppo peso alle logiche consortili o alleanze che dir si voglia. E quindi proprio per questo che un evento come “Mare & Mosto”, che riesce a mettere sotto uno stesso tetto più della metà delle aziende regionali, sebbene l’esistenza di lacune informative tipiche di una prima edizione, ha tutte le carte in tavola per fare parlare con una sola voce il vino di Liguria.

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