Pinot grigio, soprattutto. Non si ferma la crescita d’immagine e quantitativa di questo vino bianco campione del made in Italy, celebrato e consumato a qualsiasi latitudine del globo. Sono noti i meriti pioneristici di aziende vitivinicole italiane e, in particolare del Nord Est della Penisola, a cominciare dal gruppo Santa Margherita che, grazie alla ricerca, hanno fatto del vino da uve a buccia ramata una star mondale. Al punto che oggi il suo vitigno è tra i primi dieci più coltivati in assoluto. Tuttavia il debito di riconoscenza che il mondo ha verso Enotria resta intatto.
Non è un caso, infatti, se il “Commended Award” del Wine Challenge assegnato a Londra abbia premiato come miglior Pinot grigio 2014 quello firmato Feudi di Romans dell’azienda giuliana Lorenzon di San Canzian d’Isonzo (Gorizia). Un riconoscimento fatto da una giuria internazionale di degustatori professionali dopo tre turni di assaggi prolungati nell’arco di due settimane. Scelta che, ironia della sorte, è arrivata alla vigilia della chiusura del Consorzio della Doc Isonzo, attivo da 48 anni e rappresentativo di una sessantina di aziende e capacità produttiva totale di circa un milione di bottiglie: numeri che oscillano di anno in anno, comunque non sufficienti per una gestione ottimale dei costi e per programmare iniziative promozionali a livello internazionale. Queste difficoltà, però, non hanno impedito all’azienda di San Canzian di conoscere uno sviluppo a due cifre in tempi piuttosto veloci.
Fondata all’inizio degli anni Settanta da Severino Lorenzon, col tempo l’azienda agricola è cresciuta di dimensione, grazie al forte contributo del figlio Enzo che ne ha fatto una realtà vitivinicola a tutto tondo con 85 ettari di vigneti di proprietà, cui si aggiungono altri 25 tra vigne e frutteti in affitto. La produzione di vino, in prevalenza bianco, proviene unicamente da uve proprie, con 350mila bottiglie che seguono due linee con altrettanti marchi ben distinti: I Feudi di Romans per il canale horeca e i vini Lorenzon destinati alla rete della distribuzione moderna.
Come molte altre strutture produttive, anche per i Lorenzon l’estero ha un’incidenza determinante (oltre il 60% del fatturato di 3 milioni di euro). Paesi preminenti sono Giappone, Stati Uniti, Canada, Est europeo con in testa la Russia. Mercati che come conferma il titolare Enzo sono destinati a crescere, grazie ai nuovi investimenti di ampliamento e alle nuove tecnologie introdotte nel ciclo produttivo. Nonché grazie al maggiore impegno della famiglia che ha visto negli ultimi anni l’ingresso in azienda dei due figli Nicola, che segue vendita e marketing e Davide che si occupa di produzione.