Inea: crolla il valore aggiunto agricolo (-4,4% nel 2012), l’alimentare si salva con l’export

 

 

Valore aggiunto in picchiata (-4,4% sull’anno prima) per l’agricoltura italiana che, nel 2012 e a valori correnti, ha fatturato 50,5 miliardi di euro (+1,8%), pari al 2% del Pil nazionale. La voragine poteva avere ben altre e peggiori dimensioni se non ci fosse stato un corrispondente incremento del 5,2% dei prezzi dei prodotti primari. A farne le spese sono state le coltivazioni agricole, mentre il comparto zootecnico e quello delle attività di supporto vantano la migliore dinamica sia in termini correnti (+5,6%), sia in termini reali (+1,3%).

Viceversa, l’industria alimentare ha rafforzato le proprie posizioni con valore aggiunto in crescita del 3,4% e fatturato a +2,3 per cento, grazie alla componente export (+5,6%). E in articolare, grazie ai prodotti tipici del made in Italy come vini e spumanti (+15,8%), dolciumi (15,2), salumi e formaggi.

Masi - Vigneto in ValpolicellaÈ la sintesi nuda e cruda che emerge dall’Annuario dell’agricoltura dell’Istituto nazionale economia agricola (Inea), da oggi disponibile in rete sul proprio sito (http://www.inea.it/annuario/edizione_2012).

Il censimento dell’industria e dei servizi dell’Istat (2011) ha evidenziato una contrazione di 54.931 imprese operanti nell’industria alimentare (-14% nel decennio), cui si sommano 2.874 imprese operanti nel comparto delle bevande (-4,3%), per un totale di 57.805 imprese nell’intero aggregato. Il numero complessivo degli addetti è di 420.312, pari a poco meno dell’11% del totale manifatturiero.

Una delle componenti che ha inciso in misura più negativa sulle dinamiche del settore agro-alimentare nel 2012 è rappresentata dalla ridotta capacità di spesa dei consumatori, connessa alla caduta della disponibilità di reddito e alla conseguente perdita di potere d’acquisto delle famiglie (-4,8%).

Consumi

 Le difficoltà si sono tradotte principalmente nella riduzione generale dei consumi, sia sul fronte della qualità, che della quantità, coinvolgendo spese impensabili fino a solo qualche anno fa, tra le quali proprio quelle per generi alimentari. Nel complesso, i consumi per alimenti e bevande non alcoliche, hanno fatto registrare una contrazione della spesa (-0,4%), attestatasi a 138,8 miliardi di euro, mentre la contrazione a valori concatenati è risultata molto maggiore (-2,9%), per effetto della crescita dei prezzi dei generi alimentari (+2,5%).

Mercato fondiario

L’indagine Inea del mercato fondiario nazionale ha registrato nel 2012 un altro anno di rallentamento, sia dell’attività di compravendita, sia delle quotazioni. I prezzi medi sono diminuiti dello -0,1% in termini nominali, ma tenendo conto del tasso di inflazione la contrazione assume dimensioni piuttosto rilevanti (-3,1%), aggiungendosi alle riduzioni in termini reali che continuano a ripetersi dal 2008. Così, considerando l’incremento generale dei prezzi, il valore del patrimonio fondiario italiano, in media, nel 2012 ammonta al 93% di quanto valeva nel 2008.

Un vero e proprio crollo hanno accusato gli investimenti fissi (-9,6%), a conferma della situazione di crisi che colpisce l’intera economia del paese.Difficoltà che in agricoltura si è tradotto in un netto ridimensionamento delle operazioni finanziarie di durata superiore ai 18 mesi, mentre aumentano i crediti a breve termineper far fronte alle crescenti necessità di liquidità aziendale.

Occupati

Le negative dinamiche settoriali sembrerebbero, a prima vista, non aver inciso sul lavoro, poiché il numero degli occupati è rimasto nel complesso pressoché immutato e di poco inferiore a 850.000 persone, di cui il 29% rappresentato da donne. Queste ultime in particolare hanno mostrato una flessione, fatta eccezione per il Nord-Est, che è stato interessato da un aumento dell’occupazione piuttosto significativo (+4%), trainato proprio dalla componente femminile (+14,8%). Tuttavia, osservando la dinamica dell’ammontare di lavoro effettivamente impiegato (standard Ula), si riscontra un calo piuttosto consistente del -3,5%, riconducibile al generale ridimensionamento dell’attività produttiva.

Superfici

I dati più recenti evidenziano una superficie agricola pari a 14,2 milioni di ettari, di cui 12,9 milioni sono considerati come Sau, e una superficie forestale di 10,5 milioni di ettari. Il consistente declino della superficie agricola utilizzata, che dal 1970 al 2010 si è ridotta di oltre un quarto, ha riguardato prevalentemente i seminativi (-20%) e i prati permanenti e pascoli (-37%). Osservando le tendenze nelle diverse zone altimetriche si riscontra una riduzione particolarmente elevata nelle aree montane e collinari del Paese (rispettivamente35% e -28%), dove il cambiamento di destinazione d’uso ha favorito l’espansione della superficie forestale.

Per quanto riguarda le superfici forestali, va ricordato che nel 2012 è aumentato sia il numero di incendi (+0,9% rispetto al 2011) che la superficie percorsa dal fuoco (+94%). Quest’ultima, pari a 130.814 ettari, è ben al di sopra della media annuale degli ultimi decenni e inferiore, negli ultimi 20 anni, solamente al dato registrato nel 2007.

Dop e Biologico

Parmigiano reggiano magazzinoProdotti bio e denominazioni di origine a tutto gas. Per il settimo anno consecutivo, si è assistito a un nuovo incremento della domanda di prodotti e alimenti biologici, mentre l’offerta è risultata ancora caratterizzata da fenomeni contrastanti. Rispetto all’anno precedente, infatti, cresce il numero di produttori biologici di circa 2mila unità (+4,8%) e torna ad aumentare la superficie condotta con metodi biologici (+6,4%), che si porta a 1,167 milioni di ettari, elevando la sua incidenza sulla Sau totale al 9,1 per cento. Tuttavia, diminuisce il numero dei preparatori (-8%), soprattutto quelli esclusivi. Nel complesso, gli operatori biologici raggiungono le 49.709 unità.

Anche per quanto riguarda i prodotti tipici a denominazione e indicazione di origine, l’Italia continua a mantenere la fetta più consistente a livello dell’Uni
one europea: 1.167 prodotti (comprese le Stg), con una crescita di 252 nuove registrazioni. La maggior parte delle specialità si concentra nell’ortofrutta, cereali, formaggi, oli extravergine d’oliva e salumi. Nel periodo 2004-2012 si è registrato un consistente aumento delle aziende agricole (+38,7%), degli allevamenti (+50%), della superficie impiegata (+40,7%) e dei trasformatori (+22%).

L’Italia si colloca al primo posto anche per quanto riguarda i vini a indicazione geografica, con 521 registrazioni tra Docg, Doc e Igt. Le superfici investite a tali vini sono stimate in circa 355mila ettari, ovvero oltre la metà del totale delle superfici vitate. La loro produzione, attestatasi nella vendemmia 2012 a circa 29 milioni di ettolitri, rappresenta una quota sempre più rilevante del vino complessivamente prodotto in Italia (70%).