Fare vino seguendo un modello produttivo ecocompatibile per la tutela dell’ambiente <non solo è possibile, ma è necessario>.
È partito da quest’assunto lanciato dal giovane presidente dell’Unione italiana vini (Uiv), Domenico Zonin (foto accanto), l’ampio e articolato dibattito tra una trentina di scienziati ed esperti della materia di livello internazionale, convenuti a Fiera Milano in occasione del 25° Simei, il Salone delle macchine per l’imbottigliamento che chiude domani i battenti e che ha visto la presenza di 600 espositori (70 in più dell’edizione 2011), di cui 140 esteri e un’affluenza stimata di più di 50mila visitatori. Un settore in cui l’industria italiana eccelle per tecnologia e business, come mostra l’export che nei primi sette mesi di quest’anno ha fatturato ben oltre 2 miliardi di euro, in crescita del 14 per cento sul 2012.
Al centro del dibattito, dunque, il futuro del vino inteso come prodotto di qualità che proviene dalla terra, come bene economico e bene motore della socializzazione e di soddisfazione. Per questo un prodotto che merita rispetto, a cominciare da un modello produttivo ecosostenibile.
Era il 1987 quando la Commissione mondiale dell’ambiente e dello sviluppo, con il Rapporto Brundtland, metteva in guardia il mondo dai pericoli che correva con lo sfruttamento estremo delle risorse naturali e la corsa forsennata dei consumi di massa. Caldeggiando la strada dello “sviluppo sostenibile” per arrivare a “soddisfare i bisogni del presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”.
Sono passati 28 anni da quel rapporto, molte cose sono state dette, alcune sono state fatte, ma non è abbastanza. Il futuro del mondo, insomma, corre ancora un grave pericolo per inquinamento ambientale causato anche da sistemi produttivi tutt’altro che attenti alla sostenibilità. Tutti si dicono consapevoli di questi pericoli. Eppure, per stare al settore primario e, in particolare, alla vitivinicoltura, <c’è troppa gente che parla di sviluppo sostenibile senza sapere di che cosa sta parlando>, ha sostenuto Zonin, sottolineando senza retorica che il problema non investe solo aspetti economici, ma coinvolge il sociale, la cultura e la politica.
Un riferimento alla politica che il presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo, Paolo De Castro, ha colto al volo per dire che la sostenibilità dei modelli produttivi <è la parola chiave della Politica agicola comunitaria che ha come obiettivo prioritario quello di conservare e mantenere intatte le risorse naturali>. Un imput a cui diversi relatori si sono agganciati per illustrare le proprie relazioni. Che per la mole del contenuto evitiamo di riportare, lasciando che sia l’Uiv a diffonderle sul “Corriere vinicolo”, l’organo di informazione dell’associazione.