Fare vino seguendo un modello produttivo ecocompatibile per la tutela dell’ambiente <non solo è possibile, ma è necessario>.
Al centro del dibattito, dunque, il futuro del vino inteso come prodotto di qualità che proviene dalla terra, come bene economico e bene motore della socializzazione e di soddisfazione. Per questo un prodotto che merita rispetto, a cominciare da un modello produttivo ecosostenibile.
Era il 1987 quando la Commissione mondiale dell’ambiente e dello sviluppo, con il Rapporto Brundtland, metteva in guardia il mondo dai pericoli che correva con lo sfruttamento estremo delle risorse naturali e la corsa forsennata dei consumi di massa. Caldeggiando la strada dello “sviluppo sostenibile” per arrivare a “soddisfare i bisogni del presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”.
Sono passati 28 anni da quel rapporto, molte cose sono state dette, alcune sono state fatte, ma non è abbastanza. Il futuro del mondo, insomma, corre ancora un grave pericolo per inquinamento ambientale causato anche da sistemi produttivi tutt’altro che attenti alla sostenibilità. Tutti si dicono consapevoli di questi pericoli. Eppure, per stare al settore primario e, in particolare, alla vitivinicoltura, <c’è troppa gente che parla di sviluppo sostenibile senza sapere di che cosa sta parlando>, ha sostenuto Zonin, sottolineando senza retorica che il problema non investe solo aspetti economici, ma coinvolge il sociale, la cultura e la politica.