Il Friulano vince la sfida del tempo(e del nome): più invecchia e più è buono

“Colore dorato chiaro, luminoso, gusto delicato, elegante ma ricco di struttura, evidenti le note vegetali del fieno e dei fiori di campo fusi a rimandi vinosi e minerali, con sentore di mandorla gentile che lascia nel finale in bocca”. Se lasciassimo la parola ai sommelier, ai professionisti della degustazione, ai cosiddetti “nasi”, questi continuerebbero all’infinito con codesti riferimenti sensoriali. Ma noi che degustatori non siamo, ma semplici estimatori del nettare di Bacco, esultiamo ugualmente l’amicizia innalzando i calici traboccanti di bollicine. Se poi lo facciamo con un “Friulano” (il vino bianco del Friuli Venezia Giulia che ha sostituito il Tocai) d’annata, tanto meglio…

…Ecco, questo è il punto. Esistono in Italia vini bianchi d’annata?
La domanda che di primo acchito può apparire sempliciotta, in realtà non lo è, se, come noi, se la sono posta i vignaioli friulani. I quali, consapevoli di avere a disposizione un vino “complesso”che non solo sa invecchiare, ma addirittura migliorare con il tempo, mantenendo alta l’asticella della qualità fino a cinque – otto anni dalla vendemmia, hanno lasciato che fossero altri a confermarlo.
Quindi, per dimostrare questa capacità intrinseca dei loro grandi bianchi Doc – Collio, Colli orientali, Isonzo, Grave – di reggere il confronto sulla longevità con i rossi, hanno affidato a una equipe di “nasi” guidati dal direttore della guida dell’Espresso, Enzo Vizzari, con la consulenza del battitore libero, il sommelier campione del mondo 2010, Luca Gardini, due compiti. Verificare la veridicità di una simile ipotesi e, di fronte a una eventuale conferma, stilare una classifica con tanto di palmarés da assegnare ai vincitori.
Di qui l’iniziativa “il Friulano migliora invecchiando” presa dall’Ersa, l’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale, che ieri ha organizzato a Milano un panel test con tre commissioni di degustazione riservate a: i Tocai, vini precedenti la vendemmia 2010 (data che segna lo spartiacque tra la vecchia denominazione e quella nuova di Friulano), i bianchi monovarietali, anch’essi precedenti al 2010, e i bianchi da uvaggi, ovvero vini ottenuti dalla mescolanza di uve tipiche del territorio. Gli assaggi, fatti alla cieca, hanno premiato quali migliori vini: il Friulano-Valentino-Butussi per la categoria Tocai, il Venica&Venica pinot bianco per il monovarietale, il Livon-Braide-Alte per gli uvaggi. Tre vini di tre piccoli-grandi produttori, dietro ai quali c’è un’intera regione che, pur avendo dovuto rinunciare suo malgrado a un marchio consolidato (il Tocai, appunto), si è rimboccata le maniche e sta dimostrando, ancora una volta, di avere capacità e qualità da vendere. Prosit!!!