A mezzogiorno di #Ferragosto Mazara del Vallo è una città fantasma. Ma è da queste parti che è partita l’Unità d’Italia.
Dall’albergo dove alloggiamo, arriviamo a piazza Mokarta percorrendo a piedi il Lungomare Mazzini: com’è diverso vederlo ora, privo del lungo filare di palme che fino a qualche anno fa abbellivano e ombreggiavano il rettilineo costiero, prima che il micidiale “punteruolo rosso” venuto dall’altra parte del Mediterraneo distruggesse un patrimonio vivaistico di cui andavano fieri i mazaresi. Per non dire dei siciliani tutti, visto che lo scempio ha colpito tutta la #Regione, dove più del 70% delle palme presenti sull’isola sono andate distrutte e le restanti si cerca di proteggerle con metodi di fortuna, poiché a oggi non sono stati ancora messi a punto antidoti efficaci.
Una breve sosta sotto la stupenda cupola naturale di giganteschi Ficus nell’adiacente Villa Iolanda, un sorso alla bottiglia di acqua ormai intiepidita nello zaino e via alla scoperta del centro storico, la grande #kasbah delimitata da mare e porto canale e, sui lati interni, da Corso Umberto e Corso Vittorio Veneto: sono le vie principali della città, con bei negozi e insegne di locali pubblici tutti rigorosamente con la saracinesca abbassata. A quell’ora, di un giorno festivo di piena estate, in tanti saranno andati al mare e questo forse spiega il perché degli scuri di porte e finestre delle abitazioni quasi tutti chiusi.
A farla da padrone nella città deserta sono i pochi e spaesati turisti che, incrociandosi, ciascuno chiede all’altro un’indicazione; salvo poi tornare a salutarsi, quando ci si rincontra nel budello di viuzze apparentemente senza sbocco. Una scenografia che però cambia del tutto al calar della sera, quando il nostro amico mazarese Rino (con la moglie Vera che fa deliziosi spiedini di pesce e un cuscus vegetariano ammirevole), ci sprona a una visita guidata alla città e dintorni, cominciando dal Museo del “Satiro danzante” (foto sopra) pescato qualche anno fa all’interno di una galea punica affondata nel mare antistante la città: da solo merita una venuta a Mazara del Vallo.
A questo proposito suggerisco ai responsabili regionali di considerare l’opportunità di portare il Satiro e la statua del “Giovane di Mozia” (foto accanto), conservato nel Museo Whitaker dell’omonima isoletta dello “stagnone”, quali emblema della Sicilia all’Esposizione universale di Milano #Expo2015.
Non meno fascino suscita la visita alla kasbah che si snoda tutt’intorno a Piazza di Santa Veneranda, con le stradine pulite e i muri addobbati da una infinità di quadretti in ceramica i cui disegni raccontano la storia locale, e quella di personaggi noti e non che hanno dominato e persino abitato, nei secoli, questi luoghi.
Tanti i palazzi e le chiese da mettere in sicurezza. Diverse le abitazioni ristrutturate e abitate da una popolazione eterogenea per origine: in molte di esse, le voci che giungono attraverso le finestre spalancate lasciano intendere la presenza di etnie nordafricane, mentre il canto del #muezzin chiama gli islamici all’ora della preghiera. Vi sono circoli per soli maschi, dove si fuma il narghilè. Le donne, invece, fanno gruppo sedute davanti alla proprie abitazioni, mentre frotte di bimbi giocano a palla o si rincorrono negli stretti vicoli. Tanti di loro lavorano sulle grandi barche da pesca che fanno scalo a Mazara del Vallo, nonostante la concorrenza spietata delle flotte di altri paesi rivieraschi il Mediterraneo.
Non meno numerosa è la presenza di mazaresi e, persino, di italiani del continente che per una ragione o un’altra hanno deciso di acquistare casa a Mazara, ristrutturarla e abitarla per molti mesi dell’anno. Il clima, la facilità dei collegamenti tra l’aeroporto di Birgi e il Nord e i prezzi modesti delle abitazioni aiutano nell’impresa.
Poco più in là, sul fronte mare e lungo le vie Garibaldi e via Santa Caterina l’universo mondo s’è dato appuntamento tra le insegne di negozi tutti aperti e illuminati a giorno e code di gente ai chioschi di gelato; per non dire dei tanti ristorantini che offrono piatti tipici della cucina marinara, con la specialità del cuscus servito in mille-e-una versione.
Una folla enorme, probabilmente la stessa che la sera prima si era data appuntamento nella grande Piazza della Repubblica, in occasione del concerto di #Blues tenuto dalla Super band di Blues & Wine di Joe Castellano: sedici elementi di gran talento provenienti da gruppi americani e italiani diretti da un bluesman di notevole spessore che, per una dozzina d’anni, è riuscito a combinare la musica graffiante del blues e del gospel all’arte, alla cultura, al turismo, al cibo e al vino di Sicilia: un tour che dal prossimo anno dovrebbe sbarcare nel resto della Penisola, con l’augurio di tanti appassionati che conoscono la musica di Joe Castellano ma non hanno avuto ancora l’opportunità di vederlo in presa diretta.