Ho appena letto un interessante e per diversi aspetti curioso libro della giornalista e blogger americana Alice Feiring: “Naked wine” – “Vino (al) naturale”, nell’edizione italiana pubblicata da Slow Food: 221 pagine, 14,50 euro -. Il libro racconta le peripezie dell’autrice, attenta osservatrice dell’universo vitivinicolo, che decide di avventurarsi in un progetto, tutt’altro che semplice, per produrre in California vino seguendo modelli ecologici, salubri, naturali.
La scelta della Feiring può essere condivisibile o meno. Ma è certo che mentre scorrevo le pagine, il mio pensiero andava alle peripezie che sta vivendo il vignaiolo francese Emmanuel Giboulot (nella foto) che in Borgogna possiede 10 ettari di terra coltivata secondo i principi dell’agricoltura biodinamica.
La storia di Giboulot nei giorni passati ha fatto il giro del mondo, essendo finito sul banco degli imputati del Tribunale di Digione, per essersi rifiutato di applicare un decreto prefettizio che prescrive l’uso di un insetticida contro la cicalina, un insetto che provoca seri danni alle viti.
Il vignaiolo, che in base alla denuncia rischia 6 mesi di carcere e 30mila euro di multa, si è difeso sostenendo che il decreto era viziato da “allarme ingiustificato”. L’udienza si è conclusa, almeno nel primo passaggio, con la proposta del Pm di comminare al reo una multa simbolica di mille euro. Ma Giboulot, che sono anni che pratica la coltura biodinamica, non si è rassegnato. Dunque la storia continua.
Il fatto, ancorché di attualità, aggiunge legna da ardere sul fuoco di un dibattito che finora (almeno in Italia) è rimasto sotto cenere, ma che è destinato a crescere di intensità. Vale a dire il futuro dell’agricoltura “al naturale”, per usare l’espressione cara alla scrittrice americana. Cominciando, va da sé, dal livello di più facile accesso nella scala dei valori della biodinamica, che è quello della coltura biologica.
Nella fattispecie il riferimento va alla produzione di #vinobiologico. Ovvero, il vino ottenuto da uve di vigneti coltivati facendo un uso controllato (e a diminuire nel tempo) di fitofarmaci che trova il favore di un numero crescente di consumatori in Italia e nel mondo. Motivo per cui i responsabili di Veronafiere, intuendo l’importanza del problema, quest’anno hanno deciso che è giunto il momento che anche VinItaly, il Salone mondiale del vino in calendario a Verona dal 6 al 9 aprile prossimi, abbia uno spazio specifico dedicato alle produzioni di vino biologico. A questo proposito si veda l’articolo (o post) che #TerraNostra ha pubblicato due giorni fa. Nel prossimo farò il punto su come viene interpretato questo tipo di produzione dai vignaioli italiani.