Battuta d’arresto per l’export di #vino italiano in Usa, con i sempre temuti concorrenti australiani che riconquistano la leadership di maggiori fornitori del mercato yankee. All’Italia resta la “soddisfazione” non marginale di avere mantenuto il primo posto per valori esportati e, anzi, di averlo accresciuto. Soddisfazione che ovviamente non va sopravvalutata.
È accaduto nei primi due mesi di quest’anno, con le marche del made in Italy che hanno esportato vini per 334mila ettolitri, in flessione del 13 per cento rispetto ai corrispondenti mesi del 2013. Un calo che, appunto, contrasta nettamente con l’ulteriore miglioramento dei valori del 2,8% a 186 milioni di dollari. Il che tiene la posizione del made in Italy in Usa saldamente al top della classifica generale, precedendo l’Australia (88 milioni di $ per 356 mila ettolitri) e la Francia (99,5 milioni di $ per 103mila ettolitri).
A rigor di logica si tratterebbe di un crollo, ma non tale da spaventare il responsabile dell’Italian #wine&food Institute di New York, Lucio Caputo che, nel commentare la notizia, ha osservato come una situazione del genere si era già manifestata esattamente un anno fa. Salvo poi assistere, nei mesi successivi, a una rimonta della rappresentanza italiana, che chiuse in testa alle forniture.
Altro elemento positivo per l’Italia è il fatto che l’export di vino avviene quasi tutto in bottiglie, mentre per i concorrenti australiani prevale lo fuso. Un particolare che ovviamente che ha il suo peso in termini di royalty.