Nuovi vini e un partner finanziario per #WeAreTodini, il progetto che Luisa Todini ha messo a punto per il rilancio delle proprie attività vitivinicole, agro-faunistiche e ricettive. Un progetto che vede l’imprenditrice umbra, con interessi anche nella finanza e nella green energy, impegnata nella riorganizzazione di quanto già presente nel portafoglio di famiglia ereditato dal padre Franco, fondatore della Todini Costruzioni.
A rilevare una quota di minoranza del 25% è Stefano Russo, manager di lungo corso nell’area della consulenza finanziaria, già responsabile di Morgan Stanley per l’Europa e Medio oriente, attualmente vice presidente della Sgr Gac – Green Arrow Capital fondata da Eugenio De Blasio, di cui la stessa Todini è azionista e presidente.
L’operazione, il cui closing è previsto a giorni, riguarda le tre aree in capo a WeAreTodini, i cui cespiti patrimoniali si estendono su un migliaio di ettari di superficie fondiaria nel circondario di Todi con boschi, riserve di caccia, parco naturalistico e ripopolamento di numerose specie di fauna protette. Nonché un Relais di Charme superlusso circondato da 70 ettari di vigna con annessa cantina di vinificazione e affinamento vini.
La notizia è stata confermata a “TerraNostra” dai due partner, a latere della degustazione dei quattro nuovi vini che Luisa Todini ha presentato a Milano.
Bocche cucite sui valori della transazione, i cui cespiti patrimoniali sulla base valoriale della proprietà fondiaria e immobiliare in Umbra potrebbero oscillare tra i 25 e 30 milioni di euro. Mentre è lo stesso Russo a precisare che il suo è un investimento prettamente finanziario, seppur dettato anche da ragioni sentimentali che lo legano a Luisa Todini.
E, vale aggiungere, dalle potenzialità di sviluppo non indifferenti, tenuto conto anche del contesto territoriale in cui il tutto accade, che fa di Todi “la città più vivibile al mondo”, come la definì anni fa un report dell’università americana del Kentucky. E “città ideale” per viverci, come l’ha classificata l’architetto urbanista Richard Levine nella pubblicazione “Suistainable City”.
Insomma, investimenti opportuni questi che WeAreTodini sta facendo per la riqualificazione di un’attività avviata da Franco Todini negli anni Sessanta del secolo scorso, ancor prima della Todini Costruzioni. Che con la scomparsa del fondatore è stata prima acquisita dal gruppo Salini e, da questi, ceduta nel 2014 per 50 milioni di euro alla società kazaka Prime System Kz Ltd.
Investimenti strutturali, tecnologici e servizi che hanno già portato a un cambiamento sostanziale di indirizzo operativo. In particolare nel campo vitivinicolo, con produzione e cantina sotto la supervisione dell’enologo Maurilio Chioccia e la rete vendita affidata a Luca Fusani, un passato per importanti nomi del commercio a vendere vini su e giù per la Penisola.
Quel che si dice di una nuova squadra affiatata che, fatta piazza pulita delle tante referenze a basso valore aggiunto, ha optato per due sole linee di vini – due bianchi e due rossi – ottenuti da cultivar autoctone come Grechetto e Sangiovese e alloctone come Chardonnay, Cabernet Sauvignon e Merlot.
Scelte che, per dirla con il direttore commerciale Fusani, “permettono di arrivare al consumatore con un messaggio semplice e allo stesso tempo forte, talché si tratta di vini eccellenti con ottimo rapporto prezzo/qualità provenienti da uve selezionate di nostra proprietà, le cui rese tra bianchi e rossi non superano mediamente 65-75 quintali per ettaro”.
In tutto 150mila bottiglie per il 60% esportate, con un occhio di riguardo per il Grechetto di Todi che, come tiene a sottolineare Luisa Todini, “vuole essere un riconoscimento a mio padre Franco che è stato un po’ lo scopritore di questo vitigno molto diverso dal Grechetto di Orvieto, dal quale si differenzia per la buccia più spessa e resistente. Il che consente ai grappoli d’uva di stare più a lungo sulle viti e arrivare ad avere un prodotto finale dal colore più dorato e una maggiore capacità di invecchiamento”.
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