Cinquanta milioni di euro da investire in dieci anni e l’omaggio alla fondatrice dell’azienda Annamaria Clementi.
Cinquanta milioni sono tanti per qualsiasi impresa di medie dimensioni. Se poi servono per finanziare acquisizioni di proprietà fondiarie già vitate o da convertire in vigneti specializzati, nonché adottare nuovi impianti e strumentazioni enologiche d’avanguardia, beh, si capisce che ci si trova di fronte a progetti complessi più che ragguardevoli.
È quanto si prepara a fare l’azienda Ca’ del Bosco di Erbusco, nome che riporta a uno dei protagonisti di primo piano del fenomeno Franciacorta, ancorché fautrice di una politica produttiva aperta alla ricerca e all’innovazione tecnologica a pieno campo e in cantina.
Una politica pensata in funzione di vini di eccellenza, come ha dimostrato di saper fare e di voler fare anche per il futuro la casa fondata nel 1964 da Annamaria Clementi, madre del presidente Maurizio Zanella (nella foto) e, dal 1994, proprietà condivisa con il gruppo vitivinicolo Santa Margherita in capo a un ramo della famiglia Marzotto.
I risultati finora conseguiti dicono che la strada è quella giusta, stante il costante trend di crescita d’immagine del marchio e del relativo business. Come peraltro convalidato dall’ultimo consuntivo firmato dall’amministratore delegato Ettore Nicoletto, che nel 2016 evidenzia ricavi per 35 milioni di euro (+12,7% sull’anno prima), ebitda a 12 (+17,4), utile netto a 8,8 milioni (+35,7) e investimenti tecnici per 9 milioni di euro.
Tutto questo, a fronte di 1,65 milioni di bottiglie vendute tra cuvée e millesimati. Tra cui la linea dedicata alla fondatrice dell’azienda Annamaria Clementi-Ca’ del Bosco che, a trent’anni dal primo lancio, arriva ora a deliziare i palati di fortunati acquirenti la vendemmia 2008 vestita di nuovo. Anzi, “rinnovata dentro e fuori la bottiglia”, per stare alle parole che Zanella ha rivolto ai ‘nasi’ di mezzo mondo, chiamati a degustare una superba verticale (rigorosamente a ritroso dal 2006 al 1985), in occasione della nona edizione del Wine simposium di Villa d’Este.
Nell’illustrare le innovazioni apportate al prodotto, Zanella ha preavvertito che “sarà a ‘dosaggio zero’, senza alcuna aggiunta di liqueur, per esaltarne la purezza e l’integrità” dell’uvaggio a base di Chardonnay, Pinot bianco e Pinot nero. Mentre la versione Rosé, ottenuta esclusivamente da uve di Pinot nero, “conserverà il gusto “extra brut”, con una minima dose di zucchero d’uva che affina i capricci di alcune annate”.
Quanto ai particolari dei futuri investimenti, l’indiscrezione ricevuta da fonte qualificata parla essenzialmente di due direttrici. Ovvero, ampliare la proprietà viticola e proseguire con l’ammodernamento delle tecnologie di vinificazione, impiantistica produttiva e affinamento in cantina.
Ca’ del Bosco occupa 116 dipendenti (più gli stagionali), dispone di 97 ettari di vigneti di proprietà e ne gestisce altri 107 ‘in conduzione’. Si tratta di un parco vigneti che a oggi sono sufficienti a coprire il fabbisogno di materia prima dell’azienda. Sempre che non si ripetano vendemmie scarse come quella appena lasciata alle spalle, con cali produttivi mediamente del 30 per cento.
Non di certo lo sono in presenza di progetti futuri, la cui crescita nelle intenzioni della proprietà dev’essere modulata su tutta la filiera vitivinicola. E sotto il diretto controllo dell’azienda. Per farlo la strada è già segnata.