Frammenti di vita, qualche sera fa a Milano, davanti a un winebar affollato all’ora dell’apericena: “Ottimo questo rosso, mi pare di sentire la ciliegia marasca, della mora rossa e una sfumatura di tabacco”, dice un tale al suo compagno di bevuta. Tabacco? Può essere.
Due passi più in là, ecco l’entusiasmo di un vispo signore (“Trovo stupendo questo bianco barricato alla vaniglia”) che s’infrange contro la scelta fatta dalla sua accompagnatrice che, tra le mani un calice di rosato, lascia intuire di preferire ‘vini delicati, freschi dai sentori floreali’, come direbbe un esperto del ramo.
Non ho la minima idea se quei commenti fossero appropriati o meno. Certo è che come accade nell’Italia del pallone, dove si accreditano 60 milioni di allenatori, nulla toglie che vi siano altrettanti milioni di esperti conoscitori di Bacco e ‘nasi’ da provetti sommelier. Beninteso, ciascuno con una propria visione del mondo.
Quando però si ha l’inconsueta occasione di partecipare a una degustazione di vini notoriamente stellari per qualità e prezzi, come quelli della Tenuta dell’Ornellaia, e avere quale guida ai sentori del calice l’enologo Axel Heinz che li ha preparati, beh comprendi subito che l’evento è destinato ad avere tutt’altra narrazione.
Esattamente com’è accaduto qualche sera fa a Milano, testimoni alcune decine di invitati alla degustazione dei “vini base di Ornellaia 2015”. Professionisti del tastevin, ristoratori, buyer, pubblicitari, comunicatori … rimasti per un’ora abbondante in religioso ascolto del verbo di uno chef de cave di fama mondiale che parla poco, lavora tanto e produce meglio, qual è appunto Heinz, persona discreta che da una dozzina d’anni è l’indiscusso winemaker dei vini firmati dalla Tenuta dell’Ornellaia: un centinaio di ettari vitati a mezza costa nei pressi di Bolgheri. In Maremma.
“Nove vini base” da degustare, sui 60 che solitamente l’azienda utilizza nella preparazione del blend finale di Ornellaia, il top della tenuta. Unitamente al Masseto, vero e proprio totem della migliore offerta enologica mondiale, che però fa storia a sé. Nove assaggi preceduti dai rituali tattili (roteazione del calice), visivi (in controluce), olfattivi e gustativi che il protocollo comporta, e puntigliosamente descritti nella prolusione del conduttore.
Inevitabile e, anzi, provocato da Heinz il coinvolgimento critico di avveduti commentatori. Ciascuno con un proprio parametro espressivo, ma tutti concordi nella potenza ed eleganza di questi vini base tra loro diversi – da vitigni Merlot, Cabernet franc, Cabernet sauvignon, Petit verdot – che nelle terre scheletriche argillose, limose, calcaree e sabbiose del bolgherese hanno trovato l’habitat ideale per una vitivinicoltura fatta di eccellenza qualitativa, passione e arte.
Fattori, cioè, che costituiscono un unico filo conduttore, pienamente condiviso dalla proprietà in capo alla famiglia de’ Frescobaldi. E con l’amministratore delegato Giovanni Geddes de’ Filicaja, presente in sala, che tiene però a rimarcare “l’esclusiva competenza della scelta tecnica affidata al responsabile di cantina”.
Fattori e competenza tecnica che determinano vini dalla spiccata personalità. E il nome che li caratterizza che costituisce la cifra del progetto ‘Vendemmia d’Artista’. Per il quale, anno dopo anno, artisti di fama sono invitati dalla proprietà di Ornellaia a produrre un’opera d’arte, ispirandosi al vino di quel tale anno. Che messo all’asta permette di assegnare in beneficienza valori cospicui a enti museali giudicati meritevoli di tale attenzione.