Sarà pure aceto, ma non finisce di stupire. Non solo perché ottenuto da una pluralità di materie prime naturali (uva-vino, mele-sidro, miele, cereali, riso …) e da tempo immemore condimento alimentare. Come dire di un prodotto della tavola che, nelle differenti declinazioni, trova la massima espressione nell’aceto balsamico Dop “tradizionale di Modena”. Vanto indiscusso dell’offerta gastronomica made in ItalY (nella foto, tinaia di aceto balsamico di Modena).
Non finisce di stupire perché, pur trattandosi di un prodotto antico, è dotato di peculiarità organolettiche uniche che esaltano le proprietà intrinseche di piatti tipici della tradizione che ben si adattano anche nella preparazione di manicaretti succulenti e diete ipocaloriche di ultima generazione.
Insomma, un prodotto alimentare forse per troppo tempo considerato povero, ma che tale non é. Come dimostra l’impresa del fare che, merito della ricerca e dell’innovazione tecnologica, ha via via ingentilito il gusto e diversificato l’offerta di aceto. Rendendolo versatile alle differenti cucine di ogni latitudine e parallelo e, quindi, adatto anche a nuovi modelli di consumo.
Se n’è avuta conferma in questi giorni di “Tutto Food”, esposizione professionale del food & beverage in corso a Rho-Milano fiera (chiude giovedì 11) con migliaia di espositori da ogni dove, occasione propizia per mettere in vetrina prodotti di cui si sa già tutto e altri che sono del tutto innovativi. Un contesto peraltro scelto dal già presidente degli Stati Uniti Barak Obama, intervenuto quale relatore illustre al convegno “Seeds&Chips” dedicato, per l’appunto, all’innovazione alimentare.
Ebbene, in questa particolare cornice, fra i tanti nuovi prodotti che hanno destato curiosità e attenzione, un posto se lo è aggiudicato “MelaMadre”, ovvero l’aceto che “prima non c’era”, per dirla con i titolari dell’azienda produttrice, i fratelli Armando, Raffaele e Luca De Nigris: tra i maggiori produttori di aceto comune e balsamico di Modena, quattro stabilimenti tra Emilia-Romagna e Campania, 120 dipendenti, 77 milioni di euro di fatturato per il 70% da export.
MelaMadre, però, non è un balsamico e men che meno un semplice aceto da condimento. È appunto una bevanda di nuova generazione che, stando alla dichiarazione dei proponenti, è ottenuta dall’insieme di aceto-madre e puro succo di mele da coltivazione biologica. Nei fatti, una bevanda pronta per l’uso, ipocalorica e funzionale all’organismo.
Per questo definito tout court “aceto da bere” nella campagna promozionale in rampa di lancio. E come tale servito al cocktail per l’inaugurazione del negozio monomarca che De Nigris ha aperto in Corso Magenta, in pieno centro a Milano: il quarto, dopo i punti vendita aeroportuali di Napoli e Bologna e nel parco Balsamico Village di Carpi.
Per restare all’aceto balsamico di Modena, questa volta Igp (94,2 milioni di litri il prodotto certificato nel 2016, di cui quasi 74 milioni imbottigliati e la parte restante avviato all’invecchiamento), è di questi giorni la decisione del relativo consorzio di tutela di finanziare nuovi progetti di comunicazione da effettuare in più paesi (Italia, Germania, Francia e Stati Uniti) e provvedere a modifiche del relativo disciplinare di produzione.
Interventi che, riferiscono fonti consortili, si configurano come elementi di continuità dell’attività promozionale internazionale, nell’ottica di meglio monitorare i mercati e operare controlli antifrode sia sui canali di distribuzione tradizionali che sul web. Perché è acclarato che tra i punti critici che minacciano a livello mondiale l’immagine e l’economia dell’aceto balsamico di Modena (Igp e Dop), e buona parte dell’offerta alimentare made in Italy, è la contraffazione. Favorita dalla proliferazione sui mercati esteri di prodotti che sfruttano l’effetto dell’italian sounding, ma che di italiano hanno ben poco.
Nuovi prodotti, progetti di diversificazione. Che, per restare nell’ambito del beverage alcolico, concludo con due distillati di Prosecco ma diversi nell’essenza. E come tali destinati a due segmenti di mercato dell’acquavite. Si tratta di grappe firmate da Carpenè Malvolti, nome storico dell’enologia legato indissolubilmente alla nascita (1868) dello spumante classico italiano e al Prosecco. Un approccio innovativo che, unitamente all’amore per l’arte e la cultura, resta tuttora il suo tratto distintivo.
E sì, perché alla vigilia del 150° anno di fondazione, l’azienda di Conegliano presieduta da Etile Carpené ha messo a punto due nuove acquaviti (“1868 Grappa Prosecco Finissima” e “1868 Grappa Prosecco Fine Vecchia”) che, domenica 14 maggio a Milano, verranno offerte in degustazione al pubblico presente alla commemorazione del 70° compleanno del Piccolo Teatro di Via Rovello.