Vendemmia 2016, nel #Paesedelvino meglio evitare di parlare di “sorpassi” e insistere su qualità e innovazione

Uva Sangiovese 2Assoenologi stima la vendemmia 2016 tra 66 e 68 milioni di quintali di uva: trasformate, produrranno da 48 a 49 milioni di ettolitri di vino. Un quantitativo inferiore intorno all’1%, rispetto a 49,4 milioni di ettolitri del 2015.

“Il dato va preso con le dovute cautele”, avverte il presidente degli enologi italiani e mondiali Riccardo Cotarella. Che sottolinea come tale stima è fatta sulla base dei dati certi a tutt’oggi, quando da nord a sud e isole solo il 10% del totale uva risulta vendemmiata. Un dato troppo marginale per fare consuntivi sia pure parziali.

Pressoché uguale la stima quantitativa dell’Osservatorio del Vino, l’organismo promosso dal tandem Ismea e Unionevini, il cui compito sarà quello di monitorare con costanza la filiera vitivinicola nazionale. Uno strumento che colma finalmente un grosso vuoto per quello che è il #paesedelvino per eccellenza.

Commenti guardinghi per quanto riguarda la qualità. A proposito della quale sia il neo presidente di Uiv Antonio Rallo, sia Cotarella concordano nel dire che l’annata è di buon livello, anche se per i giudizi definitivi è opportuno attendere che l’uva sia tutta in cantina.

Sono bastate queste prime dichiarazioni per sentir dire da più parti e con una certa enfasi che questo è l’anno del “sorpasso”. E dicendo sorpasso, il riferimento porta dritto ai vicini di casa, i vigneron francesi che quest’anno – informa Coldiretti – produrranno meno (tra 45 e 46 milioni di hl) dell’Italia, a causa di  “gelate primaverili” che hanno colpito diverse regioni dell’Ottagono.

Ora, premesso che non si tratta della prima volta che si assiste al sorpasso produttivo, non si capisce perché farne un totem da ostentare, quando è ben noto che la quantità è, sì, importante, ma non è quello il parametro con cui ci si confronta sui mercati, nazionale e mondiali.

Tanto più che in tema di ettolitri, non deve sfuggire il fatto che vi è un terzo incomodo, la Spagna, sta correndo assai più veloce di Italia e Francia. Vale ricordare che la Spagna vanta il vigneto più vasto del mondo e ancora dieci anni fa produceva meno di 30 milioni di ettolitri, mentre oggi viaggia abbondantemente sopra i 40.

C’è da scommettere che fra cinque anni la Penisola Iberica produrrà ben oltre 50 milioni di ettolitri. Diventando di fatto numero uno del vino nel mondo (in attesa della Cina). Un percorso che gli spagnoli sanno bene come attuare, avendolo già percorso sul finire del secolo scorso, quando tra gli anni 80 e 90 sono diventati leader mondiali di olio di oliva. A scapito dell’Italia.

Sarà stato forse per tutto questo che il ministro dell’Agricoltura  Maurizio Martina, alla notizia delle stime vendemmia 2016, ancorché confermare l’Italia “primo produttore di vino al mondo per quantità”, ha aggiunto che ora la vera sfida va fatta sulla qualità. Una sfida “che è alla nostra portata, che vogliamo e dobbiamo vincere insieme ai produttori, continuando a investire su qualità e innovazione”.