Ristorazione collettiva, il gruppo Camst di Bologna avvia la fusione con Gesin e lancia la sfida al primato di Elior

Dopo mesi di bocche cucite, il gruppo consortile Camst di Bologna, numero due della ristorazione collettiva in Italia, rompe gli indugi. Lo fa calando sul tavolo un tris d’assi destinato a rimescolare gli equilibri del proprio settore a livello nazionale, e mettendo radici in altri paesi europei.

La prima carta riguarda la fusione per incorporazione prevista per ottobre della Gesin di Parma, società cooperativa da 50 milioni di euro di fatturato attiva nell’ambito del facility e, da anni, fornitore di servizi del consorzio bolognese.

La seconda parla di riposizionamento del brand ombrello, nonché di attenzione al canale della ristorazione scolastica, commerciale e convenzioni autostradali con il network “Gustavo”, di cui oggi si dispongono quattro punti vendita (Bologna, Arezzo, Ravenna e Parma inaugurato recentemente) e se ne prevedono altri 25 a medio termine.

Terzo asso da giocare: i mercati europei, dopo che un anno fa in Germania è stata avviata una start-up con un socio di minoranza locale, a cui è affidata la gestione e che ha permesso di acquisire l’esperienza giusta e definire il target operativo per lo sviluppo prossimo venturo.

Camst Antonio Giovanetti, dgA darne notizia è stato il d.g. del gruppo consortile bolognese Antonio Giovanetti (foto), intervenuto ieri all’Unicredit Pavilion di Milano all’assegnazione dei premi “Il gusto di migliorarsi” . Si tratta di una iniziativa che, come sostenuto da Giovanetti, premia quei fornitori che nel corso d’anno si sono distinti per avere proposto “progetti significativi in materia di innovazione, sostenibilità e soluzioni su misura e in grado di migliorare l’offerta del servizio, garantendo qualità e sicurezza alimentare”.

Costituita nel 1945 da Gustavo Trombetta, partigiano amico di cella di Antonio Gramsci, Camst è una realtà con 13mila addetti, in parte soci, un mega centro di raccolta a Bologna dove vengono convogliati tutti i rifornimenti, poi riallocati nei 42 centri di produzione sul resto del paese: nel 2015 ha distribuito più di 115 milioni di pasti, conseguendo un fatturato di 485 milioni di euro, che arriva a 660 milioni con l’aggregato.

Numeri importanti che collocano la “cooperativa di lavoro” presieduta da Antonella Pasquariello (Marco Minella, che ha guidato il gruppo per molti anni a cavallo tra i due secoli, è presidente onorario) alle spalle della multinazionale francese Elior (circa 700 milioni di euro) e prima di un altro brand francese, Sodexo, e gruppo Cir, ambedue sui 400 milioni di euro.

Questo rank però, con la fusione Camst-Gesin in arrivo, è probabilmente destinato a subire cambiamenti. Tanto più che, come detto, nei piani di sviluppo Camst c’è Italia, ma anche l’estero. Dopo la Germania, i paesi dove le nuove semine stanno già cominciando a germogliare sono, nell’ordine, Olanda, Spagna e Austria. Con l’obiettivo di arrivare a un fatturato di 100 milioni di euro entro il 2018.