Il vino “è spirito di amicizia, ospitalità, cultura, economia. È con il vino che i produttori sono stati protagonisti della rinascita del settore, dopo il periodo buio del metanolo. E se oggi il vino italiano gode ovunque di ottima immagine, parte di questo merito va addotto a VinItaly che, con la sua azione, ha accompagnato la crescita del prodotto vino su tutti i mercati”.
Parole semplici e, allo stesso tempo, emozionanti quelle scandite dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenuto oggi a Verona all’inaugurazione di VinItaly, il Salone internazionale del vino giunto alla 50° edizione. Parole che hanno colpito la sensibilità dei presenti nell’auditorium Verdi di Veronafiere, gremito all’inverosimile, che hanno tributato un caloroso applauso al Capo dello Stato.
La giornata è cominciata presto ai tornelli di accesso a Veronafiere, con i visitatori disciplinatamente incolonnati e fatti filtrare attraverso i controlli imposti per ragioni di sicurezza. All’ingresso, un distinto signore con megafono arringava un folto gruppo di persone in ascolto, circa i recenti misfatti nel settore del credito: un’occasione propiziata dal fatto che tra i protagonisti di quelle vicende vi sono anche nomi che riportano a produttori di vino.
La bella giornata di sole ha comunque favorito l’arrivo di un pubblico numeroso, e tra gli espositori s’è capito subito che a prevalere era il buon umore: segno inequivocabile della maggior fiducia nella ripresa dei consumi in atto. Crescita che all’export si è tradotto in una crescita significativa dei valori, giunti a quota 5,4 miliardi di euro, come sottolineato da più esponenti intervenuti all’inaugurazione del Salone, a cominciare dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina al Governatore del Veneto Luca Zaia, fino ai padroni di casa: il presidente e il direttore generale di Veronafiere, rispettivamente, Maurizio Danese e Giovanni Mantovani.
Ma se del buon andamento all’export si sapeva già con anticipo, la sensazione più sorprendente è il migliorato clima che si respira sul mercato domestico, confermato da un po’ tutti i produttori espositori interpellati dal cronista. Diversi dei quali sembravano molto interessati ad avere informazioni circa la notizia circolata in mattinata sulla doppia candidatura al vertice dell’Unione Italiana Vini.
Com’è noto a giugno i produttori del vino associati a Uiv, in capo a Confcommercio, dovranno eleggere il nuovo presidente, in sostituzione di Domenico Zonin giunto a scadenza e non più rinnovabile. Fino a ieri il nome del candidato più accreditato alla successione era uno solo: quello del vicepresidente Antonio Rallo della prestigiosa azienda Donnafugata, nonché presidente di Assovini Sicilia.
Ora a Rallo s’è aggiunto un secondo nome: quello di Ettore Nicoletto, amministratore delegato del gruppo Santa Margherita, in capo alla famiglia Marzotto. Un nome forte e con un lungo cursus honorum nel settore vitivinicolo, che ha sempre dato prova di grandi capacità manageriali.
Il fatto, però, ha in qualche modo rotto gli schemi e dato adito a numerose interpretazioni. La più singolare chiama in ballo una sorta di pressione da parte di titolari di aziende del Nord che fanno capo a Federvini, Federazione aderente a Confindustria. Basta questa contrapposizione di matrice associativa a fare rizzare i capelli a più di un produttore.
A dire il vero il cronista ricorda, anche per averne scritto, che già in passato le due federazioni Uiv e Federvini avevano cercato di imbastire un dialogo per fare sinergie e, magari, contare di più nel confronto con le istituzioni. L’occasione più propizia si presentò con la nomina di Piero Mastroberardino per Federvini e Andrea Sartori per Unione Vini, ambedue giovani e con la voglia di abbattere steccati. Ma il seguito è il nulla di fatto che tutti sanno. Ci riusciranno questa volta?
I nomi dei due candidati sono assolutamente di primo piano. Resta il fatto che per la nomina del presidente di Unione italiana Vini vi sono punti che vanno considerati. E cioè che è tradizione di Uiv di avere come presidente il titolare dell’azienda che rappresenta (l’unica eccezione è stato Ezio Rivella, ma allora Rivella era il vero dominus di Castello Banfi); che vi è una sorta di alternanza tra area geografica, e in questo caso Nicoletto è top manager di un gruppo della stessa regione del presidente uscente; che Antonio Rallo è già vice presidente di Uiv, e questo francamente conta.
E infine, è certo che la famiglia Marzotto presterebbe volentieri alla federazione il proprio top manager, lo stratega del successo del gruppo Santa Margherita?