Sviluppo rurale cercasi per la filiera che non c’è del mandorlo di Cattolica Eraclea

Mandorleto a Cattolica EracleaC’è una voce nel bilancio della politica agricola dell’Unione europea relativa ai Programmi destinati allo Sviluppo Rurale (Psr). Si tratta di contributi che i Paesi membri, quindi le Regioni, destinano al sostegno di progetti di crescita territoriale. Fondi che non sempre le istituzioni locali riescono efficacemente ad allocare, con conseguente restituzione dei mancati investimenti a Bruxelles. Un’assurdità, visto che di azioni da promuovere e finanziare ce ne sono, eccome.
Tempo fa, scrivendo di questo inspiegabile comportamento da parte di alcune Regioni del Belpaese, raccontai delle pregevoli mandorle di Cattolica Eraclea, cittadina in provincia di Agrigento abbarbicata sulle colline prospicienti il sito archeologico di Eraclea Minoa, e dell’impossibilità dei tanti e piccoli produttori a fare sistema.
Concludevo alludendo a possibili interventi dell’istituzione nell’usare quote disponibili del Psr regionale per il rilancio agroturistico di quel tratto di costa incantevole di Sicilia e, nel contempo, abbozzare un progetto minimo di filiera della mandorla di Cattolica Eraclea. Della cui qualità nessuno ha dubbi, avendo dimostrato di avere pochi confronti a livello internazionale.
Oltretutto, l’area di produzione è piuttosto contenuta (una cinquantina di ettari, a cui vanno aggiunti altrettanto nei comuni circostanti) rispetto a un numero eccessivo di agricoltori proprietari di modesti appezzamenti. Il che svilisce la loro capacità contrattualistica rispetto alla domanda di un numero limitato di intermediari, che a loro volta incamerano la parte più consistente del valore aggiunto, destinando il frutto prevalentemente all’industria alimentare e dolciaria del centro nord della Penisola.
Lì per lì la cosa suscitò qualche interesse a livello locale, talché non mancarono dichiarazioni e buoni propositi per studiare ipotesi di lavoro in tema. Che il tempo ha fatto finire nel dimenticatoio. Fino all’altro ieri, quando un produttore di mandorle di Cattolica Eraclea, che allora ebbi modo di conoscere, mi ha inviato la lettera che qui volentieri pubblico e che conferma, ancora una volta, che la filiera del mandorlo resta parcheggiata nel libro dei sogni. (ndb)

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di Giovanni Ferrera
Cattolica Eraclea, è una cittadina di circa 4mila abitanti. Il suo territorio si affaccia Cattolica Eraclea (foto di L. Butera)sulla costa Ovest della Sicilia, rivolta verso il Mediterraneo, il che beneficia di clima mite e soleggiato per molti mesi dell’anno. Tutt’intorno alla foce del fiume Platani vegeta rigogliosa la “riserva naturale orientata” con eucalipti, acacie e pini, oltre agli arbusti tipici della macchia mediterranea. Infine, la costa con l’altrettanto tipica vegetazione dunale a fare da contorno alle vestigia di epoca greco-romana di Eraclea Minoa.
L’economia locale è prettamente agricola. Nel suo territorio si coltivano la vite, l’olivo, il mandorlo, gli agrumi, i frutteti e i cereali.
Il vitigno autoctono della zona è l’Inzolia, ma vengono coltivate anche altre varietà di pregio. L’olivo per la produzione di olio extravergine è rappresentata dalle cultivar Biancolilla, Passulunara e Nocellara, mentre tra gli agrumi prevale l’arancio con le cultivar appartenenti al gruppo delle ombelicate come il W. Navel e le Naveline .
Ma è il mandorlo ad avere le maggiori potenzialità di coltivazione e sviluppo. In particolare le cultivar “Tuono”, già originarie della California che da noi hanno trovato un ottimo acclimatamento. Si deve però auspicare la possibilità di reintrodurre su vasta scala anche le varietà autoctone, tra cui la “Marchesa”, chiamata con idioma locale “mennula muddrisa”, molto indicata per la produzione dei dolci, che permetterebbe di chiudere l’intera filiera in seno al territorio con prodotti effettivamente a Km zero.
Purtroppo, la coltivazione del mandorlo avviene su una superficie modesta e assai parcellizzata tra appezzamenti condotti da piccoli agricoltori che non possono reggere il confronto con la controparte commerciale. Infatti, l’intero prodotto finisce per essere assimilato in forma anonima a quello di importazione, lasciando che altri si approprino del valore aggiunto delle nostre mandorle.
Questo valore potrebbe, invece, restare in loco se una parte delle lavorazioni intermedie fosse fatta da strutture locali che, purtroppo, mancano del tutto. Infatti, a Cattolica Eraclea, cosi come in altri comuni circostanti dove la coltura del mandorlo potrebbe avere una giusta remunerazione, mancano gli invetimenti sulla filiera. E chi potrebbe quantomeno incentivarli si guarda bene dal farlo.
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