Domanda: cos’è che distingue uno studioso di economia, teorizzatore di modelli di consumo virtuosi da un bravo e onesto contabile, amministratore di condominio?
Risposta: che io sappia nulla, se non differenze di tipo teoriche dovute al fatto che il primo soggetto ha compiuto anni di studi che il secondo, presumibilmente, non ha fatto perché già preso da consuntivi, preventivi ed estenuanti assemblee condominiali.
Ora, provate a pensare che differenza potrebbe esserci tra due persone affermate nel proprio campo come l’americano Jeremy Rifkin (foto), 70 anni, studi alla mitica Wharton School University of Pennsylvania, economista, pacifista, ambientalista, saggista, brillante conferenziere, nonché teorico della rivoluzione internettiana e lo spagnolo Pepe Gutierrez, sui cinquanta, una faccia pulita, modi garbati, amante di viaggi, anch’egli ottimo relatore ed esperto contabile, di professione amministratore di condominii nella gioiosa provincia di Alicante, sull’altra sponda europea del Mediterraneo.
Tanti, milioni di persone in tutto il mondo sanno chi è e cosa proclama Rifkin. Assai di meno, presumo, sono coloro che conoscono Gutierrez. Dunque, è improbabile che nonostante la mia sollecitazione qualcuno si cimenti nel fare confronti, tanto più che i due soggetti, ancorché svolgere attività completamente diverse, non sono in competizione tra loro. Eppure qualcosa di interessante, una forza di gravità che li attrae e li unisce c’è.
Si tratta del fatto che ambedue ragionano e si comportano pressoché allo stesso modo in merito al come e quanto impegnarsi nello svolgimento del proprio lavoro e nel coltivare i rapporti sociali. Lo fanno dichiarandosi genuini interpreti di internet nella maniera più evoluta, con “la rete che ti mette in rete” come e quando vuoi con tutto e tutti nel mondo. E far sì che ogni santo giorno (e notte) sia il più possibile sostenibile.
Già, internet e la sostenibilità: un rapporto a due che tende a integrarsi sempre più. Sostantivi diciamo relativamente moderni, che da ultimo hanno via via assunto un potere dominante nella vita di miliardi di persone, nel modo di scrivere, leggere, studiare, pensare, lavorare, divertirsi, pregare e peccare … . Sapete perché? Perché come teorizza il famoso economista americano, internet è la chiave di volta che qualunque individuo ha a portata di mano per cambiare in meglio la propria vita. E renderla soggettivamente più sostenibile.
Adesso – interpreto liberamente Rifkin – abbiamo a che fare con la “Terza rivoluzione industriale” (che è anche il titolo di un suo libro di successo pubblicato da Mondadori Editore nel 2011) che sta mettendo a nudo i limiti dei processi produttivi massificati, della globalizzazione di beni e servizi, dello spreco e distruzione delle risorse, con tutto quel che segue in fatto di inquinamento ambientale e minaccia alla biodiversità. Problemi, cioè, che impongono riflessioni molto serie e scelte di campo a favore delle energie rinnovabili (sole, vento, biogas), del risparmio energetico, delle produzioni a basso impatto ambientale. Tutte cose che, grazie a internet e alle sue illimitate proprietà connettive, diventano acceleratori di conoscenza, comunicazione e risoluzione di una miriade di problemi. Il tutto con un costo marginale stimato vicino allo zero.
Questa teoria Rifkin l’ha ribadita in un convegno a Milano tenutosi al Museo della Scienza e della Tecnica, più o meno nello stesso momento in cui a qualche chilometro di distanza, nella sede di Confcommercio, il citato Pepe Gutierrez prendeva la parola al “Meeting Interregionale Nord Ovest” di Anaci Lombardia (l’Associazione nazionale amministratori di condominii), per parlare del progetto Eureka. E sostenere che internet “ha rivoluzionato anche la vita del condominio, sicché un buon e carismatico amministratore per essere tale deve prestare molta attenzione alla formazione del personale di agenzia, all’informatizzazione dell’ufficio e alla comunicazione”. Tre punti fermi che per Gutierrez valgono oro, perché “possono cambiare in meglio le relazioni dell’amministratore con i propri amministrati” che, a loro volta, altro non chiedono se non di avere un rapporto basato su “fiducia, trasparenza (della gestione), sicurezza e sostenibilità”.
Gli stessi ingredienti che quello stesso giorno di fine settembre ho ritrovato a Casa Atellani, antica dimora che Ludovico il Moro concesse di abitare all’autore de “l’Ultima Cena” in Santa Maria delle Grazie, dove Confagricoltura e la proprietà dello stabile hanno fatto rivivere la leggenda della “Vigna di Leonardo” (foto sopra, un particolare); e dove piccoli, medi e grandi produttori discutono di agricoltura verde e, ovviamente, anche di “vino e sostenibilità”, di coltivazioni non invasive e di cantine a basso impatto ambientale.
Una coincidenza fortuita ma non del tutto casuale, quella di Rifkin e Gutierrez nella Milano di Expo 2015, il cui tema – “Nutrire il pianeta, Energia per la vita” – da maggio a ottobre ha dettato l’agenda di milioni di persone residenti, turisti e visitatori giunti a Milano da ogni dove. Per fare cosa se non per vedere architetture avveniristiche, per voglia di conoscenza degli usi e costumi di altre etnie, per curiosare tra monili e altre mercanzie disponibili, per il piacere di degustare il buon cibo italiano e di altri 140 Paesi. Tutti lì a professare un cuore “verde” rispettoso della natura. Non importa se poi ci sono casi di nazioni che non disdegnano sperimentare e coltivare cibi geneticamente modificati. Il che è un’altra storia molto importante che fa discutere e che non può essere chiusa con una battuta.
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Internet e sostenibilità, dunque. Gli stessi temi che diversi relatori hanno sviscerato nei loro interventi al Meeting Anaci. Dove s’è parlato, sì, del ruolo dell’amministratore, della gestione di condominii e super condominii, di odori e rumori molesti, di regolamenti e dispute da codice civile. Ma anche di salvaguardia ambientale, di tutela degli spazi comuni, di sicurezza, di gestioni trasparenti, di sostenibilità delle abitazioni.
Temi che hanno calamitato l’attenzione dei professionisti in sala. Come quando il presidente di Anaci Lombardia Claudio Bianchini ha introdotto la questione degli sprechi dei beni comuni, come l’acqua e la luce e del cosa fare per contenere i costi di esercizio. Laddove gli interventi migliorativi sul fattore riscaldamento, notoriamente una delle voci più pesanti del bilancio condominiale e più inquinanti per l’ambiente, annunciati da esperti della materia hanno letteralmente intrigato e, al tempo stesso, indignato l’uditorio. Perché un fatto è sapere che oggi sul mercato ci sono proposte che permettono di dare un taglio concreto alla bolletta del gas, e un altro è leggere statistiche comparative della spesa per il riscaldamento che mettono l’Italia al top dei paesi più spendaccioni: 1.752 euro in media per un’abitazione di 85 mq a fronte di 1.150 della Francia, 1.116 della Spagna, 1.104 della Germania e, addirittura, 1.056 dell’Inghilterra. Cifre riprese dall’Osservatorio nazionale Federconsumatori che gridano vendetta.
Ora, nessuno si aspetta che domani il Governo Renzi, oltre ad avere promesso l’eliminazione dal 2016 di Imu e Tasi sulla prima casa, abbatta pure le tariffe della luce e del gas. A breve scopriremo se quella promessa diverrà fattibile, certo è che per come siamo ancora messi in economia una riduzione anche delle tariffe energetiche sarebbe forse troppo. Ma con il prezzo del barile a sconto qualcosa dovrebbe essere fatto almeno per le classi meno abbienti. Magari andando a copiare cosa fa l’Inghilterra, dove a Bridgens, nel Galles e a Watford, nell’Hertfordshire, stanno costruendo case popolari unifamiliari a schiera, tipiche delle classi operaie inglesi, dotate di impianti fotovoltaici sul tetto, luci interne al Led e pareti esterne che sfruttano altre nuove tecnologie in grado di generare elettricità pulita. Costo di costruzione delle abitazioni: 1.400 euro al metro quadro e bollette della luce e del gas da dimenticare per sempre.
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