Vino in Usa, tiene l’export italiano ma flette l’import dello “sfuso” da paesi terzi

Vigneto nelle CinqueTerreNel momento in cui la #vendemmia sta entrando nel vivo un po’ in tutte le aree del Paese, e non solo, dagli Stati Uniti giungono dati sull’import vinicolo dalla duplice lettura. Che a prima vista evidenzia un buon andamento per il made in #Europa, a scapito dei paesi come Australia e Sud America.
In questo contesto, l’Italia è il paese che meglio ha tenuto, nel senso che ha continuato a fare l’andatura tra i paesi esportatori, sì da chiudere il primo semestre 2015 con un lieve miglioramento in ettolitri (1,27 milioni: +1,5% rispetto allo stesso periodo del 2014). Ma con un appesantimento del 6 per cento in valore (641 milioni di dollari). Bene anche l’export francese (484 mila ettolitri: +11%) e portoghese: +28% ma con valori più esigui.
A pagare pegno, invece, sono stati i vini di Australia (-5,8% in quantità) e Sud America (-3,6% l’Argentina, -23% il Cile), le cui spedizioni scontano una domanda interna statunitense in fase di serio rallentamento. Una immediata conferma giunge dal calo dell’import complessivo dei sei mesi in esame: 4,5 milioni di ettolitri per 1,94 miliardi di dollari, rispettivamente in flessione del 3,8 e 3,5 per cento.
Secondo Lucio Caputo, presidente dell’Italian wine & food institute che ha reso noto l’analisi statistica, questa contrazione degli acquisti Usa ha una doppia chiave di lettura:<Per i paesi europei essa è essenzialmente dovuta al migliorato cambio euro-dollaro>, che ne ha favorito gli arrivi ma a prezzi decrescenti.

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Vivecersa, per quanto riguarda i vini dei paesi extra europei, la contrazione è conseguente al notevole taglio dei volumi di vino sfuso> che gli imbottigliatori nordamericani utilizzano per fare le proprie referenze a prezzi più competitivi, approvvigionandosi prevalentemente dai paesi dell’emisfero meridionale.
Note soddisfacenti, infine, per quanto riguarda le esportazioni di #spumante italiano, con il #Prosecco in prima linea: nei sei mesi l’export in Usa ha avuto un ritmo di crescita costante, chiudendo il periodo con 175mila ettolitri e 116 milioni di dollari, in aumento del 23 e 13 per cento.