Un calice di Ferrari per brindare alla vita
Con un ampio servizio sul distretto napoletano della sartoria, vanto dell’abito d’alta moda fatto su misura, il #magazine svedese “Plaza Uomo” si è aggiudicato il premio edizione 2015 “l’Arte di Vivere Italiana-Articolo dell’Anno” indetto da #Ferrari #Spumante di Trento dedicato alla stampa straniera . Per la giuria co#mposta da personalità dell’arte, della cultura, della #moda italiana, l’inchiesta del giornale svedese “ha saputo valorizzato il bello, il buono e il ben fatto del nostro paese”. (Foto famiglia Lunelli: Franco, il patriarca seduto; quindi Camilla; Marcello; Mauro, mister baffo e “naso” insuperabile; Gino, lo stratega dalle mille risorse; Matteo, il presidente)
La premiazione è avvenuta ieri nello spazio che la casa trentina ha allestito per tutto il periodo di #Expo Milano all’interno del padiglione #Eataly, in concomitanza con l’assegnazione degli altri due premi giunti all’ottava edizione “Titolo dell’Anno” e “Copertina dell’Anno”.
Nel primo caso, a prevalere è stato il titolo “Il Coppolone” (chiaro riferimento alle ben note vicende di mafia Capitale) apparso in prima pagina sul quotidiano “Il Tempo” del 3 dicembre 2014 con la seguente motivazione: “E’ un titolo che, con il supporto di una grafica di notevole impatto, è già passato alla storia. Perché l’unica parola, coppolone, che evoca il cupolone, simbolo di Roma, e l’immagine, una coppola per l’appunto, rendono immediatamente l’idea di uno scandalo tra i più devastanti nell’ultima cronaca italiana e i cui effetti sono tutt’altro che conclusi”.
Per quanto riguarda la copertina, la scelta della giuria è andata al mensile di cultura gastronomica “Monsieur” diretto da Franz Botré che nel numero di maggio 2014 ha puntato su una copertina che, riprendendo parti di cibo, ricostruisce il volto di un grande cuoco italiano contemporaneo riportato nella motivazione: “La copertina spicca per la raffinatezza e la cura del dettaglio della rielaborazione grafica: Massimo Bottura, come un personaggio di Arcimboldo, è reinterpretato con i prodotti tradizionali della sua terra, perché la cucina per rinnovarsi deve tornare al passato. Lo strillo, “Dietro la maschera del food”, propone una chiave di lettura originale per salvare l’intelligenza del cibo”.
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Lavazza e il bilancio sostenibile
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Dallo spumante al #caffè il passo è breve, ma questa volta non per un premio ma per qualcosa di ugualmente utile: la #sostenibilità delle imprese. Tema che il gruppo di torrefazione #Lavazza cavalca da tempo e che ora ha riprodotto per la prima volta nel proprio consuntivo 2014 presentato ieri a Milano dai due vice presidenti e cugini Giuseppe e Marco Lavazza (foto accanto), presenti un nutrito gruppo di amici e consulenti che hanno portato la loro testimonianza sul tema della sostenibilità. (Per favore non chiamateli stakeholder: è un termine troppo finanziario, peraltro importato e, a mio avviso, non s’addice alla teoria della sostenibilità).
Tanta la carne al fuoco: adozione di un codice etico cucito sull’impresa che deve produrre, guadagnare e professi concetti come la trasparenza e lo spirito di fare squadra; tutela del territorio; equo riconoscimento del lavoro dei contadini produttori di materia prima (quello che nella ripartizione del reddito Carlo Petrini definisce “buono, pulito e giusto”). Coinvolgimento di tutto e tutti, dunque. Compreso la verticalizzazione degli spazi dedicati al lavoro, che una volta rispondeva al concetto del capo area, mentre oggi la democrazia non ha barriere.
Ecco allora la nuova sede centrale che il gruppo sta costruendo a #Torino in un quartiere che, grazie al nuovo insediamento ecocompatibile da 100 milioni di euro, sta tornando a nuova vita. E questo grazie anche al dialogo che l’impresa ha instaurato con gli abitanti e la realtà circostante. Per non dire della nuova cialda-espresso dal guscio compostabile che l’innovazione tecnologica di Novamont sta mettendo a punto e che, una volta in uso, permetterà di evitare inquinamento e sprechi energetici.
Insomma ricerca, investimenti, nuovi progetti a getto continuo: un modo di fare che Lavazza persegue da 120 anni; da quando è stata fondata, nel 1895. C’è di che parlare per il prossimo futuro. Ora, invece, così, giusto per non dimenticare i numeri che hanno ancora un valore molto importante, riporto tre dati in croce relativi al bilancio civilistico 2014.
I ricavi, pari a 1.344 milioni di euro, hanno confermato il risultato dell’anno precedente, con l’estero che si porta vicinissimo alla soglia del 50% : 49,6 per la precisione. Il risultato di esercizio ha chiuso a 126,6 milioni, con il margine operativo (Ebit) che migliora di 2,4 punti a 33,2 milioni di euro. Infine la cassa, ben solida e con una posizione finanziaria netta di 340 milioni e flusso di gestione operativa a 93,5 milioni. Tanto basta per intenderci che sotto la Mole il caffè, con o senza zucchero, lascia sempre la bocca dolce.
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