Chi non ha mangiato almeno una volta una ciotola di riso alzi la mano. Penso che sia uno dei prodotti tra i più diffusi e consumati dell’intera famiglia dei #cereali, considerato che contiene abbondanti carboidrati e non avendo glutine è buono anche per i #celiaci.
In Italia, maggior produttore a livello europeo, lo si trova dappertutto da Nord a Sud e viene cotto e servito in mille e mille versioni. Lo si può gustare bollito con una croce di extravergine d’oliva e una spolverata di parmigiano, con sugo e passata di pomodoro, col pesto, in brodo, aggiunto a minestre di verdure; ci si può sbizzarrire con i frutti di mare, con un timballo di carne o alla pugliese con cozze patate e pomodoro, saltato in padella, ma anche a mo’ di frittata con quel che vi pare. Insomma lo si mangia come ognuno vuole.
Personalmente lo trovo gustoso sempre, anche quando capita di andare in giro per paesi con usanze e culture culinarie diverse da quelle di casa. Per i cuochi poi è un alimento che si presta per un’infinità di ricette. Qualche anno fa sono andato a visitare la storica riseria Ferron di Verona, produttore di un gran riso che ho mangiato come antipasto, primo, secondo e anche dessert. Più o meno mi è capitato l’altro ieri a #Expo2015, dove ne ho mangiato a pranzo e a cena. Expo che, tra l’altro, dedica all’argomento un interessante “cluster” con tanti piccoli paesi produttori di riso.
A pranzo ero da #RisoGallo, leader italiano del settore con circa 120 milioni di fatturato e fornitore esclusivo di #PadiglioneItalia per tutta la durata dell’#Esposizione universale, con la proprietà capitanata dal presidente Mario Preve e dai figli Ricardo e l’a.d. Carlo (nella foto da sx a dx, con al centro Gualtiero Marchesi) a fare gli onori di casa per il lancio di due nuove linee di riso. Con loro il gran maestro dei fornelli, l’eterno giovanotto Gualtiero Marchesi a svelare i segreti di alcune sue ricette a base di riso che hanno lasciato il segno nel patrimonio culinario nazionale.
Intepida la storia della famiglia Preve che, come imprenditori del riso, affonda le proprie origini nella Genova della metà dell’800. Dalla città della Lanterna in Lomellina, con un grande successo in Sud America al seguito degli emigranti italiani e, in particolare, in Argentina nel ’48 viene coniato per la prima volta il marchio destinato a scalare le classifiche dei maggiori produttori. Oggi sono 75 i paesi dove l’azienda di Robbio Lomellina esporta, compreso quella che si suppone sia stata la patria di origine del riso: la Cina.
Germinato il pranzo, un passaggio da #Identitàgolose per l’#Italiadelvino, il consorzio presieduto da Andrea Sartori che unisce una dozzina (ma il numero potrebbe presto aumentare) di prestigiose aziende italiano che finalmente hanno compreso che all’estero si può fare meglio andando insieme e non facendosi la guerra.
Ed eccomi a cena da #Eataly, con il cerimoniere Oscar Farinetti e Paolo Marchi, anima e corpo di Identità golose, che hanno chiamato una brigata di bravi cuochi e maestri pasticcieri d’Italia a dare sfoggio delle loro specialità in salsa americana: onore riservato agli Usa, in quanto paese ospite della serata; con una coda dedicata a “The Extraordinary Italian Taste”, il nuovo logo con il quale d’ora in poi l’Ice comunicherà al mondo la tavola made in Italy.
Due occasioni e ricette da gustare diverse tra loro, ma ambedue con uno straordinario messaggio di bontà sia per la materia prima utilizzata che per la cucina made in Italy. Ed è stato un piacere sentir dire da un ospite americano che il nostro è il riso più buono del mondo. Non avevo dubbi.
Il riso e l’Italia
Nel mondo sono circa 600 milioni le tonnellate di riso prodotto ogni anno: i maggiori produttori si trovano in Asia, ma anche Egitto e Usa hanno un bel peso nella graduatoria mondiale.
Più modesta l’incidenza del vecchio continente, con l’Italia che con 1,4 milioni di tonnellate di prodotto grezzo (una volta lavorato tale peso scende a poco più di un milione) di fatto dispone della metà della produzione europea. Oltre 4.100 gli agricoltori con 222mila ettari di risaie, laddove il 92% della superficie è concentrata a cavallo tra Piemonte e Lombardia, in particolare nelle province di Pavia, Vercelli e Novara (foto di una risaia).
Ed è sempre in queste aree che vi opera la gran parte delle 75 pilerie esistenti e del centinaio di industrie di trasformazione. Del riso lavorato, il 35% è destinato al consumo domestico, il 55% viene esportato nell’Unione europea e il restante 10% è destinato ai mercati terzi. Con un giro d’affari stimato sul miliardo di euro l’anno.
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