L’interesse economico in gioco è notevole. Per questo c’è grande attesa di conoscere il consuntivo della produzione di vino 2014 dei paesi dell’emisfero Sud del mondo, ovvero quell’area che raggruppa paesi come l’Australia, il Sud Africa e la triade sudamericana (Argentina, Cile e Brasile) dove, è noto, la vendemmia avviene nel periodo primaverile, rispetto a quello autunnale dell’emisfero settentrionale.
L’attesa ha dunque la sua ragione d’essere, soprattutto dopo le anticipazioni fatte alla vigilia di questa vendemmia dall’Organization International du vin (Oiv) – organismo sovrannazionale che sovrintende e detta le regole delle attività vitivinicole mondiali con sede a Parigi – che ha stimato un calo dei volumi del 10% circa rispetto al 2013, quando la produzione dei paesi dell’area australe è stata di 56,5 milioni di ettolitri.
Ebbene, a fronte di ciò, i volumi odierni attesi, resi note dal direttore generale di Oiv Jean-Marie Aurand, riferiscono di una forchetta che oscilla tra un minimo di 49 e un massimo di 53 milioni di ettolitri. Un risultato che, appunto, potrebbe determinare non poco riflesso sui nuovi trend congiunturali, stimolando la dinamica degli scambi internazionali di vino.
A tale riguardo, però, occorre restare guardinghi e non farsi prendere da entusiasmi fuori tempo e luogo, ricordando che la produzione mondiale nel 2013 è stata piuttosto generosa (278,6 milioni di ettolitri, in crescita del 9% sul 2012) e che la domanda mondiale di vino degli ultimi sette anni, che sembrava essersi stabilizzata intorno a 240 milioni di ettolitri, proprio nel 2013 ha accusato un taglio inaspettato di 2,5 milioni di ettolitri.
Non a caso il direttore generale di Oiv, ancorché notare che la ripresa dei consumi continua a farsi attendere, ha osservato che a perdere smalto in dati assoluti sono stati in particolar modo i paesi del vecchio continente, storicamente grandi produttori e consumatori come Francia (-2,1 milioni di hl), Italia (-800mila ettolitri), Spagna (-200mila hl). Ma anche taluni nuovi player consumatori come la Cina che, dopo una repentina crescita della domanda degli ultimi anni, proprio lo scorso anno ha accusato una significativa battuta d’arresto: -3,8%, a 16,8 milioni di hl rispetto a 17,5 milioni del 2012. Insomma, la situazione non è delle migliori, ma non per questo bisogna rinunciare. Anzi, è l’ora del rilancio, come suggeriscono i segnali incoraggianti che arrivano da oltreoceano.
Infatti, in questo contesto certamente problematico, vi sono paesi dove la domanda si muove in positivo: è il caso dei paesi dell’America latina e, soprattutto, del Nord America, con gli Stati Uniti che continuano a performare positivamente anno dopo anno. E il 2013 non è stato da meno, nonostante il modesto +0,5% dei volumi pari a 29,1 milioni di ettolitri. Traguardo sufficiente a spingere gli yankee al vertice dei paesi maggiori consumatori di vino al mondo, superando persino la Francia, leader storico dagli anni Ottanta del secolo scorso, scesa da 30,2 milioni di ettolitri del 2012 a 28,1milioni del 2013.