Nell’Italia dei mille-e-uno vini la Toscana primeggia ma scorda la tutela condivisa

Le inchieste di “TerraNostra”

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La Toscana con poco più di 60mila ettari di vigna coltivata (8% del totale Paese) e tre milioni circa di ettolitri di vino prodotto (6%), è tra le regioni più rappresentative dell’enoviticoltura italiana. Lo è soprattutto per l’alto livello qualitativo e l’ampio ventaglio dell’offerta che annovera alcune decine di denominazione protette (oltre 90% e Docg, Doc, Igt), nonché per il relativo riscontro economico stimato in 350 milioni di euro, ai prezzi di base. Valore che ovviamente è soggetto alle oscillazioni della congiuntura mercantile e che, a scaffale, lievita considerevolmente anche per effetto dell’export che incide per l’80% sul totale prodotto.

Quiete in val d orciaSi tratta di indicatori che ben poche altre realtà nazionali, a parità di superfici e mezzi disponibili, riescono a replicare. Il che colloca questo distretto vinicolo nell’empireo della migliore enologia mondiale, sostenuto da denominazioni bandiera come Chianti, Brunello di Montalcino (nella foto: Quiete in Val d'Orcia), Nobile di Montepulciano, Vernaccia di San Giminiano (unico bianco regionale con la “garantita”) e da un nutrito numero di marchi territoriali meno conosciuti ma sostenuti da un altrettanto e solido pedigree.

Non v’è dubbio che alla base di questa leadership vi sia il pregio non comune di essere, la Toscana, una terra benedetta dal cielo. Non solo, ma di avere anche produttori che da generazioni conoscono la delicata arte di coltivare vigne, produrre uve e affinare vini. Quegli stessi produttori che, su un altro fronte e salvo eccezioni, non hanno mai nascosto una proverbiale idiosincrasia per scelte mercantili da condividere in nome di una potenziale unità d’intenti che di fatto non è mai decollata. Segno distintivo che riporta a una terra dove, da sempre, albergano geni straordinari e sentimenti individuali che perpetuano all’infinito il mito guelfo e ghibellino. Il che associato al mondo del vino si traduce in marcate discontinuità di confini tra colli, tenute, aziende fazzoletto e persino zolle di galestro, marne o crete che siano.

Salvadori Gianni, Ass. Agr ToscanaOra, una tale discontinuità ha senso quando si intende definire il profilo dei vini e dei relativi disciplinari di produzione, non certo quando urge approntare politiche promozionali e strategie di marketing che intendano evidenziare il forte legame dei prodotti al proprio territorio. Una relazione, cioè, che nel mercato globalizzato che ci sovrasta costituisce un incredibile vantaggio per il successo ambito. Non fosse altro per l’interrelazione esistente tra vino e territorio e per il nome che, nel caso del Chianti, del Brunello di …, del Montepulciano di …, della Vernaccia di …,  evoca l’immagine dell’uno e dell’altro insieme.

Questa felice combinazione è per la Toscana un valore assoluto ottimo per la promozione, ma è anche facile esca per competitori senza faccia e senza vergogna che riescono a mettere in circolo in paesi lontani dove i controlli non arrivano improbabili produzioni di “Chianti bianco”. Della serie italian sounding che colpisce tutti e tutto del made in Italy. Compreso il vino, la cui tutela è nelle mani di ciascun produttore, ma certo non può essere affidata ai singoli produttori.

È per questo che alle recenti Anteprime di Toscana – tradizionale appuntamento che apre la stagione alle nuove annate da commercializzare – era alta la curiosità, non solo di chi scrive, di vedere se tra gli eventi in programma ci fosse un momento di riflessione condiviso sull’argomento.

Com’è andata?

Certo è stata efficace l’azione promossa dall’istituzione regionale, in primis l’assessorato all’Agricoltura e Toscana Promozione di portare a Firenze e dintorni alcune centinaia di buyer e giornalisti da mezzo mondo. Un’azione costata un milione di euro e tuttavia non semplice da realizzare. Prova ne è che lo stesso assessore Gianni Salvadori (foto sopra) ha dichiarato a “TerraNostra” che <ci sono voluti due anni di lavoro per riuscire a convincere tutti gli interlocutori locali dell’importanza di una simile operazione, capace di portare il mondo in casa>, che è cosa ben diversa e assolutamente meno dispersiva del portare la Toscana nel mondo.

Certo, è stato un piacere vedere Fortezza da Basso affollata di compratori e “nasi” degustatori aggirarsi tra i banchi d’assaggio di Buy Wine e sentire dire dal presidente del Consorzio Chianti Docg, Giovanni Busi, che si era in presenza di <una manifestazione di spessore, dove per la prima volta si è riusciti a mettere insieme tutti i maggiori organismi delle sottozone (chiantigiane, ndr), con il risultato che a tutte le aziende è stata offerta una opportunità di contatto con il mondo>.

Farfalla, Logo vino ToscanaCerto, è propositivo sapere che Toscana Promozione ha deciso di fare coniare un nuovo brand sotto il cui vessillo poter veicolare tutti i vini regionali: si tratta di un segno grafico stilizzato a mo’ di farfalla, le cui ali in parte sovrapposte riprendono la sagoma della stessa regione. Un logo comune destinato a essere riprodotto su tutte le etichette dei vini made in Tuscany.

Quanto alle iniziative condivise da fare in materia di tutela, nelle intenzioni tutti gli interlocutori si sono detti d’accordo; nei fatti non c’è stato nulla di cui scrivere. Produttori e consorzi erano evidentemente troppo presi dalle affollatissime performance andate in scena durante il grand tour.

Calato il sipario sulle Anteprime 2014 e in attesa della prossima edizione, sarebbe saggio riflettere su quanto lo stesso assessore Salvadori ha voluto sottolineare in apertura, ma che la kermesse ha fatto passare sotto silenzio: <Sui mercati internazionali non passa giorno che non si affacci un
nuovo player che, indipendentemente dal vino che offre, ha per obiettivo primario quello di essere competitivo e conquistare un proprio spazio>.

Ma in un mercato che non cresce, è giocoforza che questo spazio lo si conquista sottraendolo ad altri competitor operativi e meno efficienti. È per questo che bisogna essere vigili: farlo insieme è meglio.

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