Annata di “scarica” quella che va a cominciare il primo di novembre per l’olivicoltura, con conseguenti e possibili pesanti riflessi sulla produzione di olio di oliva.
Secondo le prime stime del Consiglio oleicolo internazionale (Coi), la produzione mondiale della campagna 2014-2015 dovrebbe attestarsi intorno a 2,56 milioni di tonnellate, con una flessione del 19% rispetto alla precedente annata. Notevole il calo (ma cifre non se ne fanno) che potrebbe interessare l’Italia, secondo produttore mondiale dopo la Spagna.
La stima del Coi ovviamente desta non poche preoccupazioni a monte e a valle della filiera, con i mercuriali che potrebbero finire in un ingranaggio da montagne russe. Non a caso è lo stesso organismo sovrannazionale, cui aderiscono tutti i paesi produttori di olio, con sede a Madrid, a consigliare di attendere una conferma dei dati per fine novembre.
Inevitabili le prese di posizione della professione, con le associazioni Assitol e Federolio che – come riporta il sito “agricolae.ue” – sottolineano il fatto che <non è la prima volta che si verifica una situazione difficile come questa>. Il riferimento va al fatto che la produzione di 2,56 milioni di tonnellate, ancorché in calo 19%, rispetto al 2013/14, risulta essere più alta del 6% rispetto alla campagna 2012/13.
Alla luce di questo, il presidente di Federolio Giuseppe Masturzo ritiene <che i prezzi dell’olio non subiranno significative variazioni al rialzo per carenza di materia prima>; mentre Giovanni Zucchi, presidente di Assitol, invita le altre organizzazioni professionali e il ministero delle Politiche agricole ad <attivare sinergie e confronti costruttivi con i produttori>, convinto che <solo con un comparto oleario unito, anche nelle sue diversità, si può essere competitivi e tornare a crescere per il bene del sistema paese>.