La “Biennale del Disegno” che ha dato forma ai sogni – A Rimini già si parla della prossima edizione

“TerraNostra” non ha confini e non coltiva orticelli. Ecco allora che oggi pubblico un articolo di una giovane studentessa, mia figlia, che ha visitato in chiusura la “Biennale del Disegno” di Rimini che per tre mesi ha visto sfilare alcune decine di migliaia di visitatori. (ndb)

 

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Domenico Baccarini, Danza con cinque donne, bozzetto preparatorio de Il gioco (1906), Faenza, Pinacoteca Comunale[1]ritratto della moglie sulla Marcello Dudovich_spiaggia di Rimini, probabilmente 1922[1]di Giulia Maria Basile

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È stato il dialogo tra antico e contemporaneo a tessere le fila della prima edizione della Biennale del Disegno, che ha chiuso i battenti giusto ieri: un progetto innovativo che ha movimentato per tre mesi in senso culturale Rimini e l’intero suo territorio, calamitando l’attenzione di critica e pubblico giunto da ogni dove.

Il luogo di questo incontro è stato il mondo del disegno, applicato a tutte le discipline artistiche senza gerarchie e interpretato nelle sue accezioni più varie in ben più di venti mostre disseminate per la città: disegno come fondamento ideativo dell’opera o come opera stessa, visto sotto l’aspetto formale o concettuale, traccia trasversale di cui sono intessuti i tempi della storia dell’arte.

Questo intreccio è apparso evidente nella mostra Krobylos, groviglio, nella quale si viene catapultati in un confronto serrato tra prestigiose opere antiche e moderne e produzioni contemporanee, tutte focalizzate sulla tecnica e la composizione del mezzo grafico; e cosa dire dei disegni a matita di un talento come Domenico Baccarini (danza di donne, bozzetto preparatorio del Il Gioco, 1906), carichi di densità e fascino verista, o delle visionarie produzioni dell’eclettico Antonio Basoli, che ci fa viaggiare attraverso tele suggestive che rappresentano mondi esotici e antichissimi?

Il disegno è espressione di stile ed eleganza in un incantevole inedito di Marcello Dudovich (ritratto della moglie sulla spiaggia di Rimini, 1922) , così come nelle linee essenziali con cui René Gruau modella figure femminili sofisticate, diventate icone della moda e  del manifesto pubblicitario. Ma è anche rivelazione del mondo onirico di Federico Fellini e di quello immaginifico di Nicoletta Ceccoli, così delicato e inquieto, immerso in un’infanzia già cresciuta e scenario di fantasie a più strati interpretativi. E ancora, la fluidità delle immagini del cinema disegnato di Gianluigi Toccafondo, il tratto inconfondibile di Hugo Pratt nelle serigrafie, nelle chine e negli acquerelli intrisi del carisma della sua personalità sfaccettata; e le produzioni grafiche di Leonardo Sonnoli, che mette in comunicazione le “Sale Antiche” della Biblioteca Gambalunga con i suoi manifesti in cui il disegno verte su parole e lettere, che attraverso la loro stessa forma esprimono concetti e sono dichiarazione di intenti.

E dato che l’arte è evoluzione, quale spazio migliore del “Cantiere Disegno” poteva esprimere l’intensità dei significati simbolici e la dimensione della precarietà della sua veste contemporanea? In un luogo volutamente non finito e di passaggio, ogni stanza è affidata a un artista che ne fa il suo laboratorio di idee, come ha fatto il bulgaro Kiril Cholakov con uno splendido racconto grafico realizzato attraverso la scrittura.

Una meta perlopiù soggetta a stereotipi balneari, quella della Riviera, che ha invece dimostrato di avere anche tanto da offrire in termini di memorie, cultura e storia in armonia con un presente artistico di eccezionali capacità; attraverso le istallazioni e i materiali cartacei dislocati in varie sedi, come il Museo della Città e Castel Sismondo, e anche con il sostegno del Circuito Open con cui la città stessa ha partecipato e risposto entusiasta all’iniziativa, questa mostra itinerante ha fatto scoprire nuovi contesti espositivi e valorizzato il territorio finalmente in modo insolito. E già si parla della prossima.

La Biennale del Disegno di Rimini si è proposta come occasione feconda per quel primigenio bisogno dell’uomo di dare immagine ai propri sogni e fantasie, in un turbinio di opere che esprimono in una maniera del tutto individuale e talvolta eccentrica l’universalità dei sentimenti e la comune necessità di comunicare un fervido mondo interiore.

  • Ornella Roccuzzo |

    L’articolo evoca suggestioni forti e invita alla partecipazione visiva ed emotiva a questo evento… Rimini, non solo mare!

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