No 344, Si 286. Con 58 voti di scarto, la Camera dei Comuni della Gran Bretagna oggi ha bocciato per la terza volta il piano per l’uscita dalla Ue proposto dalla premier Theresa May. Che, subito dopo, ha definito “grave” l’esito del voto, rinfacciando alla Camera di non avere uno straccio di proposta alternativa (nelle foto: umorismo inglese).
Enorme la delusione nel mondo imprenditoriale britannico, in particolare quello relativo alla filiera agricola e zootecnica, tenuto conto del notevole peso dell’interscambio commerciale che vede l’UK esportare nell’Unione europea i 2/3 della sua produzione. A fronte di importazioni pari al 70% del suo fabbisogno tra frutta, verdura, carne e altri generi alimentari.
Di questo hanno parlato oggi a Milano i rappresentanti della AHDB Beef&Lamb, l’Ente britannico non governativo per il sostegno e lo sviluppo dell’industria agroalimentare che rappresenta 110.000 allevamenti bovini e ovini nella sola Inghilterra.
Il responsabile AHDB Beef&Lamb per il mercato italiano, Jeff Martin, ha osservato che “da quando il 51,8% dei cittadini britannici si è espresso per il leave, il 23 giugno 2016, in Gran Bretagna ci siamo interrogati molto sul potenziale impatto che il commercio di prodotti agricoli avrebbe potuto subire a breve e a lungo termine, poiché il comparto bovino e ovino, insieme ai prodotti dell’orticoltura, sono i settori che subiranno i maggiori contraccolpi da una Brexit senza accordo”.
Non è una novità che il settore delle carni ha sempre rappresentato una parte importante del commercio fra Unione europea e Gran Bretagna, in entrambe le direzioni.
Basti dire che il Regno Unito è il terzo più grande produttore di bovini in Europa (97mila allevamenti, quasi 10 milioni di capi di bestiame, di cui 5,5 nella sola Inghilterra e 900mila tonnellate di carne) ed è primo produttore di ovini con oltre 73mila allevamenti e 32 milioni di capi tra agnelli da latte, pecore e capre.
Una capacità da leader produttivo sotto ogni punto di vista, grazie a una serie di fattori ambientali e climatici ideali al pascolo pressoché sempre all’aperto; come pure alla presenza di razze che assicurano carni pregiate e ben lavorate dalle industrie di macellazione.
Gran Bretagna paese grande produttore, ma anche grande esportatore.
Negli anni tra il 2013 e il 2017 la sola Inghilterra ha esportato una media di oltre 84mila tonnellate all’anno di carne bovina fresca per un valore medio di 373 milioni di sterline. Con la Ue che ha assorbito mediamente l’82% di questo totale, dove a fare la parte del leone sono Francia e Germania in particolare per la carne di manzo.
Nello stesso quinquennio, anche la filiera ovina ha brillato per numeri esportati, con una media che ha sfiorato 100 mila tonnellate annue, per un valore medio di 392 milioni di sterline. Anche in questo caso, principali paesi di destinazioni la Ue.
È alla luce di tutto questo che allevatori e industrie della macellazione britannici sono allarmati per come sta evolvendo, meglio involvendo, la questione Brexit. Che qualora il tavolo dovesse del tutto saltare farebbe diventare la Gran Bretagna un Paese terzo dell’Unione europea. Con tutte le conseguenze, i dazi e le restrizioni che scatterebbero nell’essere diventato un Paese terzo.