Il mecenatismo d’impresa ridà splendore alla fontana barocca collocata nel giardino interno di Palazzo Venezia, cuore di Roma capitale. Artefice dell’iniziativa la Rigoni di Asiago, azienda veneta attiva nella produzione di miele e confetture biologiche, che ha fatto proprio il progetto caldeggiato dal Polo museale del Lazio, cui Palazzo Venezia fa capo. Un legame tra pubblico e privato agevolato e avvenuto nell’ambito delle regole sulla Responsabilità sociale delle imprese.
Difficile che un italiano maggiorenne non sappia di questo palazzo rinascimentale che – con Campidoglio, Altare della Patria e Colonna Traiana – si affaccia sull’omonima piazza e, da oltre cinque secoli, scruta il Colosseo in fondo ai Fori imperiali. Difficile che andando a Roma non ci si passi da quell’angolo di coincidenze storiche millenarie uniche al mondo.
A decine di migliaia sono i cittadini e i turisti che l’attraversano tutti i santi giorni dell’anno. Non molti di loro, però, sanno del giardino che il Palazzo nasconde e condivide con l’adiacente basilica di San Marco: aiuole di verde, fiori, magnolie stellate e rare palme dell’800 a fare da corona alla vasca ellittica dedicata a San Gaetano Thiene con putti, conchiglie e pesci in travertino dalle cui bocche sgorgano zampilli d’acqua. Opera del 1730 di Carlo Monaldi per l’allora ambasciatore della Repubblica veneta a Roma, Barbon Morosini.
Un luogo di una bellezza intima che fa dimenticare il traffico caotico di Piazza Venezia, dal cui famoso balcone il Duce arringava le folle, incitandole alla guerra. Un luogo rasserenante ma che fino a due anni fa era miseramente utilizzato come parcheggio per auto ministeriali. Un luogo che la direttrice del Polo museale del Lazio Edith Gabrielli non esita a definire “oasi di pace e relax per romani e turisti”.
Lo ha detto in occasione del taglio del nastro, avvenuto giovedì 13, che ha segnato con un’operazione ad hoc – “Venezia sposa il mare”- la restituzione della fontana alla comunità, presenti il numero uno della società mecenate Andrea Rigoni, esponenti delle istituzioni, studiosi d’arte e visitatori occasionali di una istruttiva mostra su “Armi e Potere” che il Museo di Palazzo Venezia diretto da Sonia Martone ha in cartellone nei propri saloni utilizzando opere di proprietà del museo stesso.
Non è un caso se la direttrice del Polo museale regionale Gabrielli, ha sottolineato il fatto che il restauro della fontana “è un progetto che si caratterizza per la coerenza con lo sponsor e l’intelligente attività di comunicazione di supporto (affidata alla società Fondaco Italia, ndr) che ha puntato a far conoscere sia l’azienda sia il Museo di Palazzo Venezia, cui teniamo moltissimo perché ricco di contenuti e di assoluta bellezza architettonica”. Nei fatti un “valore aggiunto” che è reciproco per ciò che è pubblico e ciò che è privato.
A questo proposito il Capo gabinetto del ministero per i Beni e le Attività culturali Tiziana Coccoluto è stata chiara nel sostenere che “il coinvolgimento dei privati nel valorizzare opere e luoghi d’arte del nostro Paese non è più rinviabile”. Posto che le risorse messe a disposizione dello Stato “non sono sufficienti a garantire un programma ampio e costante di interventi, le modalità utilizzate per questo progetto, la sponsorizzazione tecnica, dimostrano che gli strumenti ci sono e che le aziende che desiderano investire in questo tipo di attività lo possono fare”.
Strumenti che la Rigoni di Asiago nei fatti utilizza da alcuni anni con il progetto “La natura nel cuore di …” a sostegno e recupero di opere d’arte. Fanno fede il restauro nel 2015 dell’Atrio dei Gesuiti del Palazzo Brera a Milano e quello successivo, nel biennio 2016/2017, della statua di San Teodoro “Il Todaro” di Palazzo Ducale a Venezia. Precedenti diventati un biglietto da visita di tutto rispetto che si consolida con il restauro della fontana barocca di Palazzo Venezia, attingendo alle risorse di Responsabilità sociale d’impresa.
Ed è lo stesso presidente Andrea Rigoni a confermarlo, quando dice che “con questa iniziativa abbiamo voluto contribuire a ridare il giusto valore a un monumento e a un luogo che da sempre sintetizzano e rappresentano il legame tra il Veneto e la Capitale, convinti che le aziende abbiano il dovere di restituire al territorio quello che il patrimonio culturale dell’Italia ci offre in termini di bellezza e notorietà nel mondo”. Per questo ha concluso con un invito ai suoi colleghi imprenditori affinché “si attivino in favore del nostro patrimonio artistico, perché ne vale la pena”.
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