Ieri, domenica 22 aprile 2018 si è celebrata la 59° Giornata mondiale dedicata alla Terra: Earth Day, per stare alla dizione ufficiale delle Nazioni Unite. Un atto coraggioso che sostiene e incentiva la salvaguardia della Terra. Un miliardo di persone ne hanno celebrato la ricorrenza.
È primavera, gli alberi sono in fiore, il verde dei giardini e i viali della città sono di un verde intenso, grazie anche alla pioggia caduta discreta nelle passate settimane. Milano è più bella e accogliente che mai. E basta poco per godersela, pedalando in bicicletta.
All’ombra della Madonnina, però, in questi giorni fa molto caldo: si arriva a 30 gradi. Temperatura anomala per la stagione. Peggio che andare in Puglia, la mia terra natia, per dire del Mezzogiorno solitamente più caldo del Centro Nord. E le previsioni meteo non annunciano temporali all’orizzonte.
Inevitabile dare la colpa al “mostro” del terzo millennio: il riscaldamento globale. Come se il cambiamento climatico non riguardasse anche il consumismo e stili di vita esuberanti. Quello degli altri, s’intende.
E’ dal 1970 che si celebra l’Earth Day, opera meritoria caldeggiata dal senatore statunitense Gaylord Nelson e sostenuta dall’allora presidente John F. Kennedy. Da allora ogni anno, un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera, il 22 aprile, appunto, il mondo si dà appuntamento per sottolineare “la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra”.
Per “gli ecologisti – dice una nota dell’associazione mondiale Earth Day – è un’occasione per valutare le problematiche del pianeta: l’inquinamento di aria, acqua e suolo, la distruzione degli ecosistemi, le migliaia di piante e specie animali che scompaiono, e l’esaurimento delle risorse non rinnovabili”.
Altri protagonisti suggeriscono “soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle attività dell’uomo”. Soluzioni relative a “riciclo dei materiali, conservazione delle risorse naturali come petrolio e gas fossili, divieto di utilizzare prodotti chimici dannosi, blocco alla distruzione di habitat fondamentali come i boschi e foreste pluviali, protezione delle specie minacciate …”
Atti di buona volontà che però non bastano. La scienza dice che la salute della Terra è a rischio distruzione. I ghiacciai scompaiono, le montagne franano alle prime piogge, le coste si sbriciolano alla furia dei mari. Catastrofismo? Niente affatto, ma solo perché non siamo ancora alla tragedia assoluta. Non bisogna però aspettare che arrivi per lanciare l’allarme.
Intanto in Italia è stato calcolato che “la Terra sta sparendo a una velocità di 3 metri quadrati al secondo”, dice una nota di Coldiretti. Che aggiunge: in 25 anni la cementificazione ha depauperato ben 13 milioni di ettari coltivabili. In tre lustri è scomparsa una pianta da frutto su tre. E quello che era il “frutteto d’Italia” si è ridotto del 33%, da 426mila a 286mila ettari.
Ieri un miliardo di persone ha celebrato la 59° edizione della Giornata della Terra. Tante, ma ancora troppo poche per festeggiare.