Puntuale come ogni anno, giunto marzo, tra i vignaioli scoppia le frenesia di voler comunicare qualunque cosa. Effetto VinItaly, vien da dire parafrasando lo slogan pubblicitario di una nota casa di acque minerali.
E si, perché, a un mese dal Salone internazionale del vino in calendario a Verona dal 9 al 12 aprile prossimi, piccole-medie-e-grandi aziende vitivinicole, brand di nicchia, consorzi di tutela e quant’altro della stessa famiglia avvertono più che mai la necessità di contattare i media: ognuno ha da far valere una propria novità che sia l’acquisto di vigneti, una nuova cantina supertecnologica, un accordo commerciale, un partner giunto dall’estero o semplicemente il lancio di un nuovo vino.
Così, tra un brunch all’inglese (che per degustare vini non è proprio l’ideale), un light buffet o una cena più impegnativa, il tempo scivola gradatamente verso l’atteso evento veronese. Che quest’anno, edizione n° 51, s’annuncia sospinto a prua da un venticello più favorevole rispetto a edizioni di un recente passato. Naturalmente, mi riferisco al sentore di ripresa produttiva che oggi, più di ieri, aleggia nell’aria.
A dirla tutta è un sentore che arriva d’oltre Oceano, ma l’Eurozona nel suo complesso non sfigura. Talché a darne prova c’è l’indice “Pmi composito” redatto sulla base delle stime dei responsabili acquisti delle aziende di servizi e manifatturiere Ue, che a febbraio è arrivato a quota 56 (da 54,4 di gennaio): il punto più alto da sei anni a questa parte.
Per gli analisti dell’istituto di ricerca Ihs Markit è sufficiente per dirsi convinti che si è alla vigilia di un’accelerazione “forte” dell’attività produttiva, con ricadute positive nella creazione di nuovi posti di lavoro, ora “ai massimi degli ultimi 9 anni e mezzo”. Non ho idea se tanto basti a giustificare un sostanziale cambio d’umore in un contesto che sente ancora la crisi. Certo è che se l’Eurozona tira, perché non credere a un contagio benefico anche per l’Italia, che discute sull’entità di crescita dello zero virgola.
Si dirà: ma allora che c’entra l’Italia del vino in tutto questo? Beh, c’entra eccome. Non solo perché si tratta del maggior paese produttore ed esportatore di vino al mondo. E questo già basta a giustificare l’attenzione ai trend economici in atto. Ma perché i sentori della ripresa costituiscono già una cifra per particolari fasce di vini del mercato domestico.
A sottolinearlo sono i dati di una ricerca Iri fatta per VinItaly sulla vendita di vino nei canali della grande distribuzione nazionale, che verranno illustrati nei dettagli in occasione del Salone. Dati che il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, riassume per ora con una frase: “In Italia è in atto una ripresa della domanda di vino che premia i prodotti di qualità a denominazione di origine controllata e i vini spumanti, con il vino biologico che consolida le posizioni e prosegue il percorso di uscita da un mercato di nicchia”.