“Mi vengono i brividi se solo mi fermo a riflettere quanti eravamo, cinquant’anni fa, in occasione della prima edizione di questo Salone del vino, e quanti siamo a questo VinItaly: poche decine rispetto ai 4mila e passa espositori di oggi. Un’esperienza che ha fatto conoscere l’Italia del vino agli italiani e ha aiutato, noi produttori, a raggiungere i nuovi consumatori nel mondo”.
Era il 1967, da allora Massimo Bernetti, persona garbata e imprenditore abituato a guardare oltre gli steccati, non ha mai mancato di portare all’appuntamento veronese le insegne dell’azienda di famiglia, Umani Ronchi. Un brand che, insieme a un manipolo di altre imprese del territorio capeggiate da Fazi Battaglia (inventore della bottiglia ad anfora), ha fatto molto per il successo del vino delle Marche a livello nazionale e internazionale.
Riferimento internazionale a cui fanno cenno sia il presidente che il direttore generale di Veronafiere, rispettivamente, Maurizio Danese e Giovanni Mantovani nel considerare VinItaly “una fiera internazionale dove, accanto al business, si definiscono le linee politiche italiane e si discutono i progetti europei; segno che il futuro del vino passa sempre più da Verona”.
Allocuzione che, nella fattispecie, trova rispondenza nel Forum internazionale sulle politiche agricole tenutosi proprio a VinItaly. Nei confronti del quale, comunque, non mancano osservazioni critiche: in particolare su questioni di vecchia data, come i servizi della logistica, una volta fuori dal perimetro espositivo.
Augusto Cesare della Pio Cesare di Alba, dice in proposito: <In questi quattro giorni di esposizione non abbiamo trovato gravi difficoltà all’interno della fiera. Abbiamo lavorato bene e incontrati tutti i buyer con i quali avevamo appuntamenti prefissati. Gli ordini non sono mancati, anche se abbiano notato un’affluenza ridotta, e direi scontata, di tedeschi, sicuramente per via della prossimità temporale con Prowein. Invece, pollice verso sul fronte esterno: a chi compete risolvere gli handicap relativi a circolazione e parcheggi non lo so; dico solo che si tratta di problemi davvero seri. Vanno risolti, se non la gente scappa>.
Un tema su cui conviene anche Marco Fantinel dell’omonima casa vinicola friulana, reduce da un vinItaly “da tutto esaurito”. Tale è la risposta dell’imprenditore che ha visto il proprio stand per tre giorni preso letteralmente d’assalto. L’occasione è stata la presentazione di una nuova bottiglia di Prosecco prodotto con l’insegna “The Indipendent, denim edition”, frutto della joint venture di Fantinel con la società quotata in borsa controllata da Lapo Elkan. L’originalità di questo vino è che la bottiglia si presenta con una etichetta in stoffa denim destinata al canale del lusso, per questo affidata alla rete di distribuzione di The Indipendent.
Il vinItaly 50° è però stato anche teatro di iniziative di alto profilo culturale. Di rilievo quella promossa dalla casa vinicola Allegrini di Fumane che, grazie alla collaborazione con il Museo Ermitage di San Pietroburgo, si è fatta promotrice di una etichetta fuori dal comune: nel senso che riprende un’opera del grande pittore russo Wassily Kandinsky – Composizione IV – destinata a impreziosire il di per sé pregiato vino La Grola, vendemmia 2013, prodotto di una “viticoltura naturale” diffuso in edizione limitata.
L’iniziativa è stata presentata ieri da Marilisa Allegrini nel corso della cena a “Villa della Torre” in onore della Russia, alla presenza del Console generale per il Nord Italia Alexander Nurizade e del Capo delegazione commerciale per l’Italia Igor Karavaev. A quest’incontro ha poi fatto seguito oggi l’illustrazione della filosofia dell’accordo stesso, con l’intervento del direttore della sezione italiana dell’Ermitage, Dimitri Ozerkov e del consulente artistico per l’Italia e responsabile del ‘Villaggio globale’ Maurizio Cecconi.
Accordo definito da Orzekov “sulla fiducia”, nel senso che non ci sono contratti di natura economica alla base, ma risponde a esigenze meramente culturali. Sull’esempio della scelta fatta già due anni fa dalla direzione dell’Ermitage, che scelse i vini la Grola di Allegrini per brindare ai 250 anni del museo più grande del mondo. Esperienza che, evidentemente, ha dato buoni frutti.