I piatti di #carne (e di qualsiasi altra portata) in menu al #ristorante Miller & Carter di Roman Bath, nella contea del Somerset, sono decisamente più cari di quelli di un buon locale italiano.
Sono in #Inghilterra e qui la sterlina cambia a 0,7 per un euro. Inevitabile che a fine giornata uno s’accorge di avere speso molto più di quanto avrebbe potuto spendere per fare gli stessi acquisti in Italia. Però lo #Sirloin on the bone , il controfiletto di manzo arrosto da 14Oz (più o meno 400 grammi) proposto dalla catena M&C su alcune foglie di insalatina fresca di giornata al prezzo di circa 25 sterline non solo basta e avanza per la cena, ma è soprattutto davvero squisito.
Roman Bath è una deliziosa città adagiata sulle colline del fiume Avon, a due ore di macchina a Ovest di Londra e a qualche decina di miglia a Sud di Bristol. È stata fondata dai romani nel 40 d.C. che ne fecero un avamposto strategico per la campagna di espansone dell’impero in quelle terre di frontiera, ma con la scoperta di acque sulfuree fu subito riconvertita in luogo termale. Una specialità, quella di costruire terme, in cui i romani erano maestri, nonché fanatici utenti.
Tuttora gli 80mila abitanti che gravitano in questa parte della contea vivono prevalentemente di turismo, mentre nella verde campagna circostante primeggia un’agricoltura semplice fatta di foraggi, cereali, ortaggi, boschi e tanta zootecnica, in particolare #allevamenti di #bovini e #ovini: motivi sufficientemente validi per prendere al volo l’invito di un amico intenditore e #buongustaio di carni come Jeff Martin a visitare le terre di casa sua.
L’occasione si è presentata con il riconoscimento da parte dell’Unione europea della denominazione geografica protetta (la ben nota Igp) “West country” per le carni di castrati e agnelli allevati in quella parte del Sud England che scivola verso l’Atlantico, comprendente sei contee: Cornovaglia, Devon, Dorset, Gloucestershire, Somerset e Wiltshire che, insieme, formano la regione West Country.
Certo, in Italia ormai si sono persi i conti di quante siano le Dop e le Igp in circolazione. In Gran Bretagna invece, dove il governo della capitale non è mai stato tenero verso la logica delle denominazioni, ce ne sono assai meno. Per questo ha il sapore della novità il fatto che il Defra, Dipartimento del governo inglese che segue le politiche agricole e ambientali, ha deciso di volere dare fiato e mezzi per fare conoscere il più possibile l’arrivo della denominazione “West country” per beef e lamb, sostenendo iniziative mirate sui mercati internazionali e favorirne l’export.
Infatti, denominazione o no, l’Inghilterra, che dispone di spazi sufficienti e clima adatto per l’allevamento di bestiame da carne, al pari di quello da latte, è da sempre un paese esportatore di carne verso l’Europa. Poi una manciata di anni in Europa scoppiò il bubbone di ‘mucca pazza’ che provocò una corsa ai ripari e alle selezioni e allevamenti protetti.
Su un altro fronte, l’Italia è un paese netto importatore di carni, in particolare di carni di pregio. Motivo più che sufficiente per spingere le associazioni di allevatori di bovini e ovini del “West country” a fare conoscere al consumatore italiano i pregi delle loro carni.
Il bestiame – spiegano i funzionari del Defra – per essere marchiato Igp “West country” beef o lamb dovrà nascere ed essere allevato a libero pascolo da aprile a novembre nelle aziende agricole di questa regione; deve seguire una dieta prevalentemente a base di erba e, quando si rende necessario, con alimentazione supplementare di provenienza locale, escludendo i prodotti di scarto.
La regione del West country è la più grande per superficie e la più agricola d’Inghilterra; il suo territorio e ambiente sono ritenuti assai rispettosi dei valori naturalistici. Le stesse imprese agro zootecniche che vi operano hanno un elevato grado di specializzazione e producono circa il 24% delle carni bovine e circa il 21% delle carni ovine di tutta la Gran Bretagna.
Il varo dell’Igp è stato molto lungo e combattuto. I maggiori sostenitori sono stati gli stessi allevatori, sostenuti dall’ente non governativo #Eblex che persegue lo sviluppo dell’industria agroalimentare. Ed è questo stesse ente che si occupa della messa a punto di strategie e campagne di marketing per promuovere il consumo di carne.
Ciò detto, resta il fatto che i veri protagonisti del settore restano gli allevatori, i macellai di paese e le grandi industrie che lavorano grandi quantità di capi di bestiame. Sono loro infatti i primi ad avere a cuore il rispetto della naturalità del processo di allevamento e, dunque, la salute delle bestie; e sono sempre loro a dovere garantire la qualità delle carni, ora firmate con il marchio Igp “Weast country beef e lamb”.
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