Milano, Italia, un mese esatto all’inaugurazione di #Expo2015. La città, già da alcuni anni cantiere a cielo aperto, in questi giorni è un campo al limite del praticabile, con gli ingorghi stradali che regnano sovrani. Dalle lunghe colonne di macchine a passo di lumaca si levano nell’aria polvere e odori sgradevoli, per fortuna attenuati dalle frequenti raffiche di vento di primavera. Il che non impedisce a pedoni perennemente “connessi” di zig-zagare su marciapiedi sempre più sconnessi. E tutto ciò senza che si levi alcun concerto di clacson, né schiamazzi e incazzature varie.
I milanesi, gran lavoratori, sono anche saggi. Lo sono sempre stati e dacché sono qui, ospite come tutti di una terra generosa, sono pronto a testimoniarlo. Per cui non c’è da temere che, a soli trenta giorni dall’Esposizione universale, si lascino prendere da un isterismo collettivo che non gli è proprio. Proteste sì, isterismo no. Milano mi piace anche per questo.
Questa mattina una persona amica a zonzo per la città, mi ha mandato una foto della Darsena appena liberata dagli steccati che da mesi la cingevano: è incredibile quanto sia diventato attraente quest’angolo di “porta cicca” (foto). Basta questo per farmi capire che Milano domani sarà ancora e tutta più bella.
Il Padiglione vino, secondo Riccardo Cotarella
Aspettando Expo2015, torno sulle tracce di un tema che ho appuntato sul taccuino di viaggio in occasione del recente VinItaly di Verona, dove si è parlato anche della funzione del Padiglione dedicato al vino che, per riprendere un’allocuzione del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, <è uno dei prodotti principali della storia del nostro Paese>. E che storia, visto che si parte da Enotria e su, su fino ai giorni nostri, così densi di vita, di casini e interessi al seguito. Premessa indispensabile e rivelatrice dello spettacolo che verrà.
E sì, perché <quando apriremo il Padiglione vino, sarà una sorpresa per tutti>, esordisce il presidente del Comitato scientifico preposto all’organizzazione di detta struttura, nonché presidente degli enologi mondali Riccardo Cotarella (foto). La sorpresa consiste nel fatto che il Padiglione, la cui gestione è affidata a VinItaly, <non sarà una fiera e non sarà un luogo dove poter bere vino, mangiando pane e salame>. E, stando così le cose, non sarà certo un luogo per happening dedicato ai chiassosi fancazzisti che non mancano mai agli allegri appuntamenti a base di vino e caldarroste.
Al contrario, a Expo <si potrà degustare, fare confronti e approfondire argomenti dedicati alla storia e alla cultura del vino>, rimarca Cotarella. Che prosegue accennando alla realizzazione di una “enoteca-biblioteca” che per tutta la durata dell’Esposizione sarà dotata di una lista di 1.400 etichette di vini, suscettibili d’incremento qualora i produttori volessero aggiungerne altre.
Ora, che l’Italia sia il paese del vino per eccellenza lo sanno in tanti, dotata com’è di un ventaglio d’imprese agricole (384mila) e cantine (64mila) capaci di mettere in circolo ben più di 40 milioni di ettolitri di vino, per una buona metà esportata in un centinaio di paesi, anche se il 70% finisce sul desco di meno di dieci. Ciò che tanti non sanno è di un’Italia leader per numero di denominazioni e vitigni autoctoni che nessun altro paese al mondo ha.
Per questo il Padiglione vino a Expo2015, nelle intenzioni degli organizzatori e come Cotarella puntualizza, vuole essere <non un luogo dove discutere di lieviti naturali e lieviti industriali: questi sono temi tecnici che vanno affrontati nelle sedi opportune. A Expo2015 noi parleremo di vino e società, vino e salute, vino e cultura, storia, ambiente, tradizioni, gastronomia. Sappiamo che altri paesi racconteranno le proprie esperienze; noi racconteremo la biodiversità della nostra vite e dei nostri vini>. Non è poco, ma sicuramente ci sarà dell’altro da raccontare.