Il Porsche inchiodò davanti alla sede della Polizia di Monaco di Baviera. Un colpo all’acceleratore per l’ultimo ruggito, la portiera che si apre ed ecco dallo stretto abitacolo di guida uscire in avanscoperta due lunghe cosce ben levigate che parevano non finire mai.
“Piacere, Greta”, Greta Weizen, disse, guadagnando l’ingresso del sorvegliatissimo stabile, dove l’attendeva herr Jacob Vomfass, capo dei Servizi segreti della Germania unita, che conversava amabilmente con un altro ospite, il medico legale Francesco Dermi giunto anch’egli in fretta e furia da Milano.
Un veloce e generico saluto di convenienza tra i due ospiti che s‘incontravano per la prima volta, seguito da fugaci e reciproci sguardi indagatori. Sufficienti al dottor Dermi per perdersi “nella foresta dei suoi grandi occhi verdi e pagliuzze dai riflessi d’oro”, come subito dopo ammetterà in cuor suo, quasi fosse un giovincello alla prima cotta.
Insomma, un colpo di fulmine a ciel sereno, più veloce del lampo che precede il tuono. Colpa o merito dei di lei setosi capelli neri a caschetto, del bel nasino all’insù, labbra voluttuose e occhi di gatto su un corpo dal seno generoso, che l’attillata maglietta bianca faceva fatica a tenere a freno. Per non parlare della gonnellina…
L’incontro del tutto inatteso, ebbe l’effetto di sconvolgere il distinto dottore italiano all’apparenza tutto d’un pezzo, a cui la qualifica di medico in realtà serviva da copertura all’attività di agente segreto. Un particolare sconosciuto persino alla sua amata compagna Fairy, rimasta a Milano per impegni di lavoro.
Uno stravolgimento interiore che il dottor Dermi pensò di arginare con sollecitudine, tracannando d’un fiato una “sublime maibock” ghiacciata. Che per quei pochi lettori che non lo sanno ancora è la birra prodotta nel mese di maggio che il nostro detective, da cultore enogastronomo qual é, descrive con puntigliosa attenzione di colore ambrata, corposa, fresca che dà calore e frizza al naso, tanto che “berla è come andarci a letto”.
Ebbene sì, caro lettore, qui si va a raccontare storie assai diverse da molte altre già lette su “TerraNostra”. Nei fatti si tratta di un campo minato, dove tutto può accadere senza accorgersi per tempo che sta già accadendo. Dove la narrazione incorpora una buona dose di beltà, leggerezza e coraggio, ma anche una montagna di menzogne che coprono orrendi delitti, la cui trama si perde nel buio della notte e come spesso accade supera la fantasia.
Nella fattispecie, quella di Marco Cattaneo che, autore di godibilissime spy story, affida al nostro agente segreto l’onere di fare luce – nel caso di Requiem al doppio malto – sull’annegamento del mastro birraio Andreas Bock, caduto o fatto cadere a sua insaputa in una cisterna di fermentazione del famoso birrificio Spaten di Monaco di Baviera. Ovvero di scoprire – ne L’ultima Almaza – come e perché il noto mercante lombardo d’arte e mobili antichi Pino Radici sia potuto restare vittima di un improbabile e banale incidente stradale a Beirut.
Milanese doc, dermatologo di successo e podista a livello da competizione per cui è facile incrociarlo mentre si allena tra il verde dei quartieri Portello, Qt8, Campo25Aprile e Montagnetta, Cattaneo nel pieno del lockdown da Covid-19 e ancor prima di appendere al chiodo gli attrezzi del sapere, si è trovato a dover dare una risposta e un senso a una parte importante del suo tempo libero.
Lo ha fatto cimentandosi nella scrittura, mettendo a punto sceneggiature dedicate al genere investigativo che prendono a prestito molta della sua reale esperienza di medico. Non solo, ma anche attingendo al vissuto di aficionado della buona tavola e del buon bere che il nostro pratica abitualmente e condivide con il gruppo NonSoloBirra, associazione libera e indipendente che tra le altre iniziative organizza incontri dedicati al cosa fare per una corretta alimentazione.
Ora, poiché la trama di una spy story bisogna raccontarla senza svelare nulla, va da sé che il dottor Dermi in nome della verità non esita a fare ciò che tutti gli spioni del mondo fanno. Ed eccolo di volta in volta alle prese con l’intrigo, il malaffare, la passione, i tradimenti veri o falsi che siano. E poi ancora segreti industriali a rischio, contrabbando di opere d’arte, assassini che avvengono in ambienti reconditi e luoghi i più vari da Milano a Monaco a Beirut ….
Accadimenti che l’autore descrive con leggerezza, arguzia e buon gusto nei due libri pubblicati dall’editore De Ferrari di Genova, sicché il lettore colto dalla frenesia di arrivare al dunque, non vede l’ora di arrivare all’ultima pagina. Nel qual caso suggerisco di farlo accompagnandosi con un calice che dato il contesto non può che essere colmo di buona, fresca e spumeggiante birra.
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P.S. Notizia vera. L’altro ieri in sede parlamentare è ripreso l’iter per assegnare un contributo a fondo perduto ai birrifici artigianali italiani che durante il lockdown hanno accusato perdite di fatturato. L’emendamento sostenuto da Unionbirrai e presentato dell’onorevole Chiara Gagnarli, approvato in sede di conversione del decreto Sostegni Bis alla Camera, prevede un aiuto a fondo perduto di 0,23 euro al litro di birra in base ai dati dei registri di carico del 2020, e stanzia 10 milioni di euro per compensare le perdite causate da deperimento del prodotto rimasto in magazino.
Secondo i dati di Assobirra, l’associazione di categoria presieduta da Alfredo Pratolongo, in Italia operano circa 900 birrifici tra grandi, medi e piccoli artigiani con 145mila addetti, comprendendo l’indotto, e una produzione che supera 500mila ettolitri l’anno. Il consumo pro-capite oscilla intorno a 35 litri per un giro d’affari stimato in 250 milioni di euro.