Via Cesare Balbo 6, Alba, Piemonte. È una delle tante e linde stradine che compongono il dedalo di viuzze e piazzette tutt’intorno la cattedrale di San Lorenzo, patrono della città. La stessa dove questa mattina si sono svolti i funerali di Pio Boffa, gran signore del vino di Langa, da oltre 40anni un tutt’uno con l’azienda di famiglia Pio Cesare. Eccellenza italiana.
Se chiedi a un albese la strada per andare in via Balbo, difficile che ti dia una indicazione sicura. Se però aggiungi che cerchi la sede della Pio Cesare, vinicola tra le più antiche e rinomate di Barolo e Barbaresco, la risposta è immediata e precisa.
Accadde così quando nei primi anni ’80 andai a trovarlo per la prima volta nella sua casa-cantina: due piani in tufo, cortile interno e arcate in cotto stile padronale fine Settecento. Da allora, il sempre giovane Pio di strada ne ha fatta, e ne ha fatta fare anche all’azienda cresciuta d’immagine e di peso a livello internazionale.
La bestia invisibile di Covid-19 se l’è portato via nel silenzio assordante che da oltre un anno infetta la Penisola, l’Europa, il mondo intero. Mondo che Pio conosceva a menadito, per averlo girato da solo o con altri suoi colleghi produttori in lungo e in largo.
Ricordo com’era fiero nel raccontare di quando nel 2010 percorse, solo in voli, oltre 600mila chilometri, 100mila in più dell’anno prima. Come dire 15 volte l’Equatore, portandosi dietro la sua valigetta con i campioni da far degustare alla sua selezionata clientela. Esperienze che lo avevano reso profondo conoscitore di mercati e fonte preziosa a cui rivolgersi per un parere, un consiglio, una notizia da dare in esclusiva.
Aveva 66 anni e, come sempre ha fatto nella sua intensa vita, stava lavorando al progetto dei 140 anni dell’azienda fondata dal suo avo Pio Cesare, unico marchio ad avere in etichetta l’autorizzazione a riprodurre lo scudo bianco della città di Alba.
In 1881 bottiglie il blend di Barolo per i 140anni dalla fondazione
Ci teneva molto a questo progetto che prevede – lo riporto al presente, perché mi è stato appena confermato dai diretti interessati – il lancio in autunno di un blend di quattro Barolo 2017 provenienti dalle tenute di proprietà di Serralunga: saranno 1881 bottiglie, esattamente il numero dell’anno di fondazione dell’azienda. A cui verranno aggiunte 500 bottiglie di Barolo 2000 gelosamente conservate dalla nonna Rosy, anch’essa scomparsa pochi mesi fa.
Spetterà ora alla figlia Federica (laurea in Economia e da due anni già in azienda) e a sua moglie Nicoletta, al cugino Cesare e a suo zio Augusto, proseguire l’impegno di Pio. Un impegno che tutti conoscono in azienda, compresi i due collaboratori di fiducia quali sono l’enologo Paolo Fenocchio e l’agronomo Claudio Pirra.
A loro il compito di proseguire ciò che le famiglie Pio, Boffa e Cesare hanno sempre dichiarato di fare e messo in pratica nella loro continua attività, “convinti come siamo – parole di Pio – che il vino è come un figlio, ogni volta nasce diverso e bisogna educarlo al meglio…
“… Vuole conoscere i segreti della Pio Cesare? Mi dispiace, non ce ne sono. E sa perché? Perché la nostra azienda non ha regole scritte e da quando è nata fa Barolo, Barbaresco e altri vini di Langa, restando fedele al principio della tradizione. Che non vuol dire restare fermi…
“… Lo sa che un tempo il Barolo tendeva al dolce?… I gusti e i costumi cambiano e i produttori debbono saper interpretare il nuovo che avanza, evitando di cadere nel modernismo”. Per questo è importante “essere aperti ai processi innovativi in cantina, restando rispettosi del valore della tradizione della terra di Langa”.
Ci siamo sentiti a Natale per gli auguri. E non ho potuto che raccontargli la piacevolezza di gustare uno straordinario Bricco Barbaresco 2005 che donna Isella, intenditrice d’eccezione ha voluto aprire per l’occasione.
Caro Pio, lassù sono certo non ci saranno più solo miracoli di Cana: il vino, quello vero, glielo fornirai tu con le vigne che stai già mettendo a radice.
Addio, caro amico mio.