Del Grand hotel di Rimini, Federico Fellini ne aveva fatto la sua seconda casa. Tant’è che tutte le volte che il Maestro tornava nella sua città natale, era inevitabile l’incontro in terrazza con gli amici di sempre. A cominciare dal mitico Titta, il vitellone per antonomasia nonché ispiratore di trame come “Amarcord” e, appunto, “i Vitelloni”.
Oggi quella terrazza che si affaccia sul bel parco, e la rotonda sul mare a lui dedicata, diventa il luogo ideale per una serie di iniziative che sommano la volontà della proprietà, il gruppo Select hotel della famiglia Batani, che festeggia i 110 anni dall’inaugurazione del monumentale albergo. Come pure delle amministrazioni regionale e comunale che esaltano la funzione trainante del Grand hotel di Rimini, quale polo di eccellenza per lo sviluppo turistico di tutta la costa romagnola. E non solo.
Ecco allora che a partire proprio da oggi e per tutta l’estate, Rimini si acconcia a dovere per rendere omaggio a un luogo divenuto icona internazionale, simbolo di un fenomeno che trasuda vacanza all’insegna del bello e del buon cibo, svago senza barriere per tutte le tasche. E tanta cultura materiale e immateriale. Si comincia oggi con uno show cooking a 22 mani di 11 cuochi di caratura internazionale, si prosegue con altri appuntamenti tra cui la serata del 5 luglio dedicata alla reinterpretazione del turismo degli anni Venti.
L’occasione, appunto, sono i 110 anni di questa struttura ricettiva, cinque stelle lusso con 172 camere e suite completamente rinnovate. Concepita a inizio del secolo scorso e inaugurato nel 1908, l’albergo s’impone subito come luogo di tendenza e costume, a cominciare dalla sua stessa manifattura ispirata all’Art Nouveau (o Liberty) dell’architetto Paolo Somazzi, ai fasti estroversi della Belle époque, ovvero alle esuberanze di ospiti che al di là della loro utilità per la società comunque non passavano inosservati. Per non dire di personaggi dell’imprenditoria, della cultura, dell’arte, del cinema. Appunto di Federico Fellini.
Paola Batani, figlia di Tonino – l’imprenditore self made man e tra i numeri uno del moderno turismo nazionale, scomparso di recente -, dice: “Quando si entra al Grand Hotel di Rimini si percepisce di essere dentro la storia, perché questo luogo è molto più di un hotel. È al tempo stesso un monumento nazionale (dal 1994 ndr) e un mito, una bella donna, come diceva sempre mio padre. E come tale da trattare al meglio. Ed è quello che con i miei fratelli Gianni, Cristina, nostra madre Luciana e i collaboratori dal primo all’ultimo stiamo facendo e continueremo a fare almeno per altri 110”.
Dove quel “continueremo …” è per il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, alle prese con un’opera gigantesca che sta rimodellando la città è “lo stimolo per andare avanti nell’impresa; è il veliero di Ulisse che non ha fretta di tornare a Itaca a godersi la pensione. E il Grand hotel è il veliero di un viaggio che non finisce mai”.
Un viaggio e una storia, quella che permea le sue mura, che per l’Assessore regionale al Turismo Andrea Corsini “vive di cultura, di luoghi, di divertimento, di sport, di accoglienza e di simboli come il Grand hotel che hanno fatto della villeggiatura la cifra del viaggio in Emilia-Romagna, destinazione nel 2017 di 57 milioni di turisti”.
Come dire all’incirca un terzo di tutto il turismo nazionale. Un luogo di vacanza che la guida Lonely planet quest’anno ha eletto Best in Europe.