“Beh, se c’è un tornaconto – lo interrompe il primo – è pur sempre per una miseria, rispetto ai benefici che riescono a spuntare altri paesi. Basti vedere cosa stanno decidendo a Bruxelles su Pac; tutela, anzi non tutela del made in Italy; multe su quote latte. Per non dire di come è stata gestita l’assegnazione dell’Ema all’Olanda che non ha rispettato i parametri come ha fatto l’Italia; e, ancor prima, la vicenda delle banche. No, così proprio non va”.
Spezzoni presi al volo di un dialogo tra visitatori di Fieragricola, inaugurata ieri a Verona, mentre ammirano l’imponente stazza di Ciocco, il toro di razza Chianina che vanta un peso record superiore a 14 quintali.
Commenti peraltro non dissimili da altri ascoltati qui e là tra gli stand di questa fiera giunta alla 113° edizione e che, per dirla con il presidente di Veronafiere Maurizio Danese “fin dalla sua nascita, nel 1898, ha indicato al mondo agricolo la strada dell’innovazione, cercando di dare risposte ai bisogni della società, giacché parlando di agricoltura non dobbiamo dimenticare che facciamo riferimento a un settore il cui benessere riguarda tutti noi”. E di fatti qui in fiera c’è molto da vedere per capire dove sta andando l’agricoltura tradizionale e ancor più quella innovativa cosiddetta 4puntoZero.
A tenere banco però sono i riferimenti anzidetti, su cui s’è appellato il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo nel mettere sotto accusa un certo modo di fare politica agroalimentare oggi nella Ue, con scelte che lasciano sconcerto circa la tutela dei prodotti di origine e qualità.
Il riferimento va subito al made in Italy che appare sempre più sotto attacco. E questo perché? Perché “l’Unione europea, nel quadro degli accordi di libero scambio con i paesi terzi – dice Moncalvo – sta pensando di legalizzare prodotti che imitano talune specialità made in Italy”, come Asiago Fontina Gorgonzola a Grana Provolone Pecorino Mortadella, prosciutti, riso e molti altri.
In questo senso, a far paura è la trattativa in corso è con i paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay), dove i prodotti tipici italiani Dop e Igp a rischio scopiazzatura sono ben 57, su un totale di 291 denominazioni.
E non è finita. Ad aggravare la questione ci sono altri aspetti della politica agricola, come l’arrivo a dazio zero in Europa di enormi quantitativi di carne bovina dai paesi sudamericani. Si parla, infatti, di un contingente di 70mila tonnellate che potrebbe aumentare a 100/130mila tonnellate che, se l’accordo dovesse passare, metterebbe a repentaglio l’esistenza degli allevatori e produttori italiani.
Insomma, la tavola made in Italy è come non mai sotto attacco. E il timore è che siamo solo all’inizio.