di Giulia Maria Basile
Valorizzare il territorio, farne conoscere gli aspetti più nascosti e continuare a stupire con quelli più noti ma pur sempre accattivanti. Nel fine settimana del 17-18 giugno in Franciacorta si respirerà l’aria del Festival d’Estate, un appuntamento gioioso che vede il coinvolgimento di cantine, aziende agricole e una pluralità di altre attività imprenditoriali della zona. Attesi visitatori provenienti da ogni dove.
L’iniziativa è stata preceduta, nei primi giorni di giugno, da eventi culturali dedicati all’arte, alla musica, allo sport, al vino, con le cantine protagoniste di Aspettando il Festival. Tra queste, non poteva mancare la Guido Berlucchi che ha ospitato nei propri spazi le opere degli scultori provenienti dal ‘Borgo degli Artisti’ di Bienno, in Valle Camonica. Particolarmente suggestiva la collocazione di opere all’interno delle storiche cantine dell’azienda: un labirinto di gallerie sotterranee che si estende per chilometri tra file di pupitre e cataste di bottiglie (12-13 milioni) di annate diverse di pregiato Franciacorta Docg in lento affinamento.
È in questo ambiente fuori dall’ordinario che Francesco Visentini, giovane scultore figurativo, ha presentato una serie di opere in terracotta. Ecco allora le ‘Fasi Lunari’ (2016), a rappresentare per l’appunto due Lune: crescente e calante. La prima, simboleggiata dalla figura della madre con bambina in braccio: insieme sono l’incarnazione della Natura, che è ciclica e si autorigenera in continuazione. Il fulcro – spiega l’autore – è proprio il rapporto tra la madre e la bambina, che sono l’essenza di “quello che era e quello che diventerà poi”.
La Calante, invece, rappresenta l’Esperienza intesa come l’indole dell’uomo, che appunto acquisisce esperienza partendo dalla natura, nobilitandola. Un processo evolutivo rappresentato dal falco collocato sulla spalla di una seconda figura femminile. In proposito Visentini spiega come in questo particolare ambiente le proprie opere assumano “un significato ancora più pieno di quello che doveva essere all’inizio” dell’epopea franciacortina. Sicché come l’uomo, grazie all’esperienza acquisita nel tempo, riesce a creare qualcosa di nuovo, così il Franciacorta, vino oggi rinomato e conosciuto nel mondo, all’epoca in cui è stato concepito da Guido Berlucchi e Franco Ziliani (a inizio degli anni Sessanta, del secolo scorso) era un prodotto impensabile.
Nell’ampio cortile d’ingresso, ad accogliere i visitatori c’è una scultura di Mattia Trotta, ‘Uomo attraverso Uomo’. L’opera, realizzata in filo di ferro intrecciato a mano, rappresenta il viaggio che un individuo deve compiere per conoscere se stesso, per approdare quindi all’essenza dell’essere umano, simboleggiata dalla scelta del nudo. Particolare che ha richiesto uno studio accurato di anatomia, necessario per un giusto effetto naturalistico.
La particolarità di Trotta è la lavorazione del filo metallico. L’artista riesce infatti a rendere plastico il ferro, il bronzo, l’alluminio e l’acciaio come fossero creta. Altro esempio della sua tecnica è ‘Uovo Cosmico’ (foto sopra) che tutto contiene e protegge in una perfezione di linee in cui però non manca la crepa necessaria alla vita.
Trotta, dalla critica definito tessitore del ferro, unisce la solidità della materia – il filo metallico lentamente intrecciato – con una dimensione quasi onirica da cui trae spunto per i soggetti. Sono opere dai tempi di realizzazione molto lunghi e da una carica espressiva efficace quanto essenziale, dove “il segno è palpabile, nervoso e convulso – racconta lo scultore – ma il vento le passa attraverso, e l’aria entra a far parte del volume”. Ecco perché “nel filo metallico vedo il perfetto conduttore della mia creatività: è il caos domato”.
Non solo arte figurativa. Tra gli artisti a cui l’azienda presieduta da Franco Ziliani e gestita dai tre figli Arturo, Cristina e Paolo ha dato spazio, si è fatto notare anche il privitivismo di Daniele Boi, giovane scultore che ha scelto la pietra come materiale principe della propria ricerca artistica. Nelle sue opere in marmo di Carrara e in granito, si congiungono riflessi di cultura sarda e camuna, che vanno a plasmare l’idolo primitivo di Madre Natura.
Tomaso Vezzoli, invece, proviene dall’attività di intaglio del legno e dall’artigianato di bottega. Le sue figure femminili vengono date alla luce partendo dalla sagoma cuneiforme di uno strumento agricolo come il badile, privato della lamina in ferro. Queste cariatidi in legno sono permeate da un’aura simbolica ma estremamente materica, e i loro corpi e volti diventano espressione di una femminilità tanto delicata quanto concreta.
Insomma, se per creare il vino perfetto vengono assemblati elementi diversi, altrettanto fanno gli artisti con le opere ospitate dalle cantine Guido Berlucchi. Che per il prossimo weekend (10-11 giugno) propongono un percorso vero nella natura, alla scoperta della biodiversità: più del 70% dei terreni franciacortini sono oggi coltivati in biologico. Una passeggiata guidata da un agronomo che si concluderà con degustazioni di diverse annate di Franciacorta.
Tutto questo in attesa del Festival d’Estate, appuntamento imperdibile per cultori della buona tavola e “nasi” sopraffini.