Ci sono persone che per cultura personale, formazione professionale e ruoli istituzionali che occupano nella società riescono, con il loro esempio e la saggezza che li caratterizza, a dare un contributo importante nelle scelte di una moltitudine di altre persone.
È il caso del prof Gian Paolo Calchi Novati, scomparso tre giorni fa a 81 anni, che nella sua lunga attività di docente universitario, animatore culturale e storico dei Paesi Afroasiatici, ha avuto un merito di non poco conto nella formazione di intere generazioni di studenti. Qui però ci tengo a ricordare un’esperienza personale, dove l’azione del prof si rivelerà decisiva per il cambiamento che essa produrrà nella determinazione della mia attività professionale.
Premetto che non sono stato suo allievo. Quando lui insegnava a Pavia, io ero studente-lavoratore a Scienze Politiche alla “Statale” di Milano e impiegato nella struttura dell’Ufficio di Import-Export della Banque de Suez et de l’Indochine. Un particolare che certo non mi ha impedito di abbeverarmi alla sua vasta cultura di storico e persino beneficiare di suoi preziosi consigli.
Lo conobbi sul finire del 1975, subito dopo avere conseguito il diploma di Laurea, discutendo con il prof di Economia Internazionale Fabrizio Onida (altro esempio di studioso che ho grandemente apprezzato) quella che è poi stata riconosciuta dall’Unione europea come la prima tesi in Europa sul sistema delle “Preferenze generalizzate”, ovvero le “Preferenze doganali tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo”.
Un tema, cioè, che costituiva l’opzione più avanzata e qualificante del pacchetto che la Cee di allora metteva sul tavolo delle trattative, per favorire gli scambi commerciali con i Paesi più poveri del mondo. Superfluo dire che si trattava di problematiche sensibili sotto il profilo sociale ed economico, che la “politica” europeista di quegli anni proponeva e che la “pratica” avrebbe dovuto mettere alla prova.
A tutto ciò il prof Onida era molto attento, per questo mi propose di occuparmene. E lo era anche il prof Calchi Novati che, dopo averlo ascoltato una prima volta in uno dei tanti convegni cui partecipava, fui sensibilizzato a seguirne le tracce. Per questo, una volta con la tesi tra le mani, trovai il modo di farmi ricevere nel suo ufficio di direttore della rivista “Politica Internazionale”, da lui fondata qualche anno prima con Umberto Segre.
L’ingresso dello sede di via del Tritone, a Roma, era piuttosto anonimo; come modesto e disordinato era l’arredamento della piccola redazione. Tutta un’altra cosa rispetto ai moderni uffici della banca. Quando, però, dopo una mezz’ora di conversazione mi congedai, rimasi piacevolmente sorpreso nel ricevere l’invito a scrivere per “Politica Internazionale” un primo articolo che spiegasse alcuni passaggi del sistema delle “Preferenze generalizzate”. Mi pareva di avere scalato una montagna. Un nuovo mondo mi si stava dischiudendo all’orizzonte.
L’articolo fu pubblicato sul n°4 di aprile 1976, con tanto di strillo in copertina. Un’anticipazione quasi coincidente con la notizia della Borsa di studio che la Commissione economica europea mi assegnava per un periodo di sei mesi + sei mesi da spendere presso la Direzione generale delle Gestione doganale Cee, a Bruxelles.
La Banca per la quale lavoravo da oltre sei anni, per ragioni che pure comprendevo mi negò l’aspettativa. Ma la mia scelta di campo era già decisa, nonostante fosse una scelta che pesava non poco economicamente. Nell’intimo, però, mi vedevo già su un altro pianeta, con idee e progetti innovativi che solo il tempo avrebbe dimostrato la loro fattibilità.
È per questo che tutte le volte che penso ai miei (oggi) 40 anni di giornalismo, non posso fare a meno di ricordare quella prima volta che firmai il mio primo articolo. Grazie alla generosa apertura di Gian Paolo Calchi Novati.
Che Dio ti abbia in gloria, Professore.