È uno dei pochi settori, forse l’unico dell’intera filiera alimentare, la cui domanda in Italia presenta indici di crescita a doppia cifra: 250 milioni di euro le vendite nel 2015, con un segno positivo del 32% rispetto al 2014. E, secondo i pronostici, il 2016 non dovrebbe essere da meno.
Si tratta dei prodotti gluten free, privi di glutine, ossia una proteina presente in moltissimi alimenti della catena agroalimentare controindicata nell’alimentazione di taluni soggetti. Primi tra tutti i sofferenti di celiachia e, in genere, chiunque abbia una qualche controindicazione al glutine, notoriamente presente in una moltitudine di alimenti.
Impossibile quantificare a priori l’entità del fenomeno, anche perché spesso il disturbo salutistico viene rilevato dopo osservazione medica del paziente e con la crescita e il passare degli anni dei soggetti stessi. Tanto è vero che fino a qualche anno fa gli alimenti gluten free venivano commercializzati dalla rete dei presidi medici e, in particolare, dalle farmacie.
Certo è che il popolo dei consumatori di questi prodotti cresce a vista d’occhio. Sicuramente non sono tutti affetti da problematiche sanitarie, ma è un fatto che se oggi le farmacie continuano a essere il principale canale di vendita (circa il 70%), nuovi spazi di business si vanno diffondendo tra negozi specializzati e supermercati (18%).
Non a caso nel 2015 l’Istat ha inserito alcuni prodotti gluten free a base di cereali nel paniere per il calcolo dell’inflazione. E non è un caso che è proprio dall’ultimo rapporto sui consumi alimentari di Coop che emerge l’ampiezza e le potenzialità di questo business. La cui area operativa comprende riso, mais, grano saraceno, quinoa, sorgo…. e molti altri ancora. Come pure alimenti preparati da un numero di aziende e industrie che tende a infittirsi sempre più.